DA DOVE VENGO IO - CENT'ANNI vol.1

domenica 23 dicembre 2007

Buon Natale. Nel caso vi fosse rimasto un regalo speciale da fare: Montezuma airbag your pardon, di Nino G. D’Attis


Il libro è uscito ad aprile del 2006 e, ok: forse sono fuori tempo massimo.

Però statemi a sentire. In questo piacevole clima di luci, paillettes, babbi Natale e zucchero filato, se non ci si accaparra qualcosa di veramente hard-core si rischia seriamente la sindrome di Mary Poppins.

Montezuma airbag your pardon è il genere di roba che Mary Poppins l’avrebbe stesa come un diretto allo stomaco.

Montezuma airbag your pardon è un diretto allo stomaco.

Il suo autore è Nino d’Attis e chi è minimamente appassionato del genere che fa il sottoscritto conoscerà senz’altro questo talentuoso ragazzo salentino per le sue recensioni al vetriolo su BlackMailMag.

Nino ha una spietata padronanza del linguaggio e chi legge i suoi pezzi lo sa bene.

Quando imbraccerete il suo romanzo (MAYP ha la forza d’urto d’una raffica di kalashnikov) vi renderete conto di cosa sia in grado fare in poco più di centocinquanta pagine di narrativa vecchio stile.

La storia al centro del romanzo – lo dissero i Wu Ming all’uscita del libro – è quelle da trattare con cautela: fa incazzare. Fa incazzare sul serio.

Il protagonista, guardia giurata in un supermarket, è, per ammissione stessa del suo creatore, “un pezzo di merda”.

L’anno è il 1999, la città Bologna. Non sono passati nemmeno dieci anni, ma leggendo ti accorgi che quel periodo già non ci appartiene più. L’onda del vintage è in agguato e mentre sfogli il libro di Nino provi già quella amara sensazione da back in the days, da So nineties di MTV.

È questa è solo l’anticamera del disagio. Atmosfere a cui non sei più abituato, ma che sono maledettamente famigliari, persone a cui non ti abitueresti nemmeno tra cent’anni.

Oltre all’incolto, vigliacco, violento, microcefalo e fascistissimo protagonista, c’è una pletora di comprimari deludenti a mandare avanti la baracca: Ugo, il compagno di sbronze puttaniere, Fernanda la porno casalinga, Barbara la moglie incinta e insoddisfatta. E l’elenco potrebbe continuare.

Tra videopoker, risse ingiustificate e sogni formato GQ, la vita del protagonista va a rotoli un pezzo alla volta.

La scrittura di Nino è visionaria alla Easton Ellis (MAYP è davvero un American Psycho al contrario: Ellis a inizio novanta faceva i conti con gli anni reaganiani e lo yuppismo; Nino a metà del primo decennio del XXI secolo li fa coi Novanta, lo squallore e sogni di plastica del proletariato d’avanguardia) e folle alla Palahniuk (anche qui un ribaltamento: il main character di Nino è l’esatto opposto di Tyler Durden: ossessionato dal superfluo e molto poco zen: se fa a botte lo fa per rabbia, non per liberazione).

Di recente l’amico Massimo Rainer mi ha spedito il suo romanzo d’esordio, Rosso Italiano, uscito non molto tempo fa per Barbera Editore. Il libro aveva una fascetta geniale: IL LIBRO PIU’ CATTIVO DELL’ANNO. Non ho ancora letto il romanzo di Massimo: non ho idea se davvero sia il libro più cattivo del 2007.

Di sicuro, se fosse uscito nel 2006, non l’avrebbe spuntata contro Montezuma airbag your pardon.

Se proprio non ne potete più dello spirito lucente del Natale per bene, questo è il libro che fa per voi.

Detto questo, gente: auguri sinceri. Ci si risente con l’anno nuovo.

venerdì 21 dicembre 2007

Un paio di recensioni rimaste indietro...


Natale: tempo di recuperi, di regali e di malanni di stagione.
Il vostro cagionevole autore over 100 preferito, complice il sanissimo posto di lavoro, è di nuovo inchiodato a letto: questa volta con una simpatica influenza intestinale (il bambino D. mi sorrideva dicendo: "Maestro, mi fa male la pancia..."; ventiquattrore dopo ero un tutt'uno con la tazza del cesso...)
Avrei voluto postare qualcosa di nuovo (a dire il vero ho un'ideuzza su Star Wars. Ci sto lavorando...) ma le forze vengono meno.
Ne approfitto per fare un po' d'ordine fra tutto quello che è uscito sul mio libello dopo lo Scerbanenco. Molte recensioni e qualche intervista, ma per evitare di tediarvi ne ho scelte solo tre.
Beninteso, i giornalisti ce la mettono tutta per far bene il proprio mestiere, ma il romanzo è sempre quello. Alla venticinquesima recensione è difficile tirare fuori una lettura innovativa.
Il primo pezzo è vecchiotto (ha quasi due settimane) e proviene dalla fanzine degli studenti dell'Università di Pavia. Here it is.
Il secondo intervento, di un campanilismo sfrenato, è un estratto di Notizia Oggi (Edizione di Vercelli) del 17 dicembre. Noterete fin dal titolo che si parla delle mie origini vercellesi e potrebbe sorgervi qualche dubbio (Guagliò, niente niente è una vita che ti dici novarese e chistu se ne esce fuori che sei di Vercelli?).
Mistero svelato in fretta: nasco vercellese e alla veneranda età di 27 anni mi trasferisco a Novara.
Tutto chiaro?
(Nota: la presente è per i locals miei conterranei, che da anni alimentano una snervante rivalità Novara-Vercelli. Io, apolide per vocazione, francamente me ne infischio)
L'ultimo contributo intorno a Confine di Stato mi sta molto a cuore.
E' firmato Roberto Laghi e proviene da La Manica Tagliata Radio. La trasmissione di Roberto si chiama La Mongolfiera e potrete ascoltare l'intervento sul mio romanzo alle 16.00 e alle 22.00 di oggi (venerdì 21 dicembre) cliccando qui. La radio, al momento, non è munita di podcast (they're working on it...). Per cui: o beccate il pezzo oggi o nisba...:-)
Godetevi lettura ed ascolto.
Io torno tra le coltri.

P.S. gli auguri ve li faccio più avanti, che c'è tempo...

martedì 18 dicembre 2007

I viaggi del Puffo


Non ricordo se ne ho mai parlato da queste parti (abbiate pazienza: la senilità non mi dà tregua...); in ogni caso rimedio subito. Nello sconfinato panorama dei blog di viaggio, questo mi è particolarmente caro. Vuoi perchè è tenuto in piedi da due amici (Iljap e La Martinz), vuoi perchè ha a che fare col vintage (che sempre caro mi fu, come nessun ermo colle), vuoi perchè in tutti i posti che i piccoli amici dalla pelle blu hanno visitato, ti fa venire una gran voglia di andarci.
Il Puffo Burlone (il protagonista dei viaggi in questione) ha girato quasi tutta Italia, macinando gomme e chilometri.
La tappa novarese è stata immortalata da uno scatto indimenticabile (scatto vintage - e qui tutto si tiene - dal momento che l'edizione del mio libello che è stata immortalata è la primissima: quella Effequ, oramai fuori commercio).
Have a look, please...

venerdì 14 dicembre 2007

NoirFest 2007: il Gonzo Reportage (seconda e ultima parte)

Seconda parte del racconto montano in noir.

Scusatemi se vi ho fatto aspettare, ma come avrete letto sono giorni veramente folli (farei davvero carte false per avere giornate di 48 ore…)

Eravamo rimasti all’aperitivo, al 4 dicembre.

Ora passiamo alle cose serie.

5 dicembre: dopo una tranquilla nottata di sonno sotto spesse coltri (davvero troppo spesse: gli alberghi valdostani esagerano col global warming; ho dormito con la stessa mise che indossavo a Creta), sveglia doccia e abbondante colazione.

Il rendez vous è previsto per le dieci al Jardin de l’Ange, ma Mastro De Michelis è super mattiniero e alle nove e trenta già mi incalza al cellulare.

Il programma era una duplice intervista (mattina e pomeriggio), ma mi sa che ci siamo capiti non troppo bene, perché alle undici presentano i libri di Todde e Varesi.

La presentazione di per sé non sarebbe male, non foss’altro che i diretti interessati sono assenti (impegni lavorativi). Ebbene sì: a quasi ventiquattr’ore dall’apertura del festival, l’unico finalista presente è il sottoscritto.

Che dico: si fa così? Capisco Todde che fa il chirurgo (e mica puoi spostare un’operazione perché sei in finale allo Scerbanenco). Capisco Varesi che fa il giornalista (per quanto: ci si fa fare un accredito stampa e si pigliano due piccioni con una fava).

Ma dico: Guccini e Macchiavelli…

Se son riuscito a farmi dare io le ferie da scuola (impresa titanica alquanto), non poteva il Guccio prendersi una mezza giornata? Che cosa avrà da fare di così urgente?

Ad ogni modo: Ernesto G. Laura e Gianfranco Orsi fanno del loro meglio, ma senza gli autori è dura far scintille.

Neanche l’una ed è tutto finito; c’è tempo per un Campari prima di pranzo.

Noterete che tra gli assenti non ho menzionato Biondillo.

E infatti Gianni, con Madame Tecla Dozio e tutta la cricca della Sherlockiana si presenta sul sagrato dell’Ange giusto in tempo per metter qualcosa sotto i denti.

Io e lui andiamo in scena al pomeriggio. C’è modo di far due chiacchiere per conoscerci meglio.

L’ho già scritto altrove e lo confermo: Biondillo è una persona splendida. Un vero signore, un ragazzo simpaticissimo, un grande affabulatore.

Una di quelle persone con cui ci si piglia subito, con cui ti viene voglia di bere birra e parlare per ore.

Al pomeriggio si pensava di andare sul palco tutti insieme, ma l’organizzazione mi invita cortesemente a sedermi e aspettare il mio turno.

Zitto e mosca ascolto in religioso silenzio lo strabiliante show che Gianni e Tecla mettono in piedi.

Si parla della copertina del Giovane Sbirro, del talento di Mr. B, di Milano.

Un cinque battuto a bordo ring come nel wrestling ed è la volta mia sui divani in pelle nera del Fest.

A introdurmi l’ottimo Valerio Calzolaio.

Come sempre, non vi tedierò su quello che si dice alle mie presentazioni (che, parlando del solito libro, più o meno s’assomigliano tutte). Vi basti sapere che quel geniaccio di Pinketts ha animato la discussione dalla platea, e c’è stato pure il tempo di discutere d’intelligence con Mike del duo Micheal Gregorio (del loro I giorni dell’espiazione parleremo senz’altro da queste parti. Non temete.)

Dopo di me tocca a un vero big della tastiera: intervistato dall’amico Vignola guadagna il palco monsieur Serge Quadruppani. E qui, signori, giù il cappello.

Serge non è solo uno scrittore: è un’esperienza. Uditiva, estetica, etilica (ho avuto l’onore, durante la trasferta, di farmi diversi bicchieri con lui). L’ho già consigliato altrove, ma lo ribadisco vieppiù: leggete i suoi libri e, se vi capita, andate a vederlo dal vivo. Non rimarrete delusi.

Alla fine di tutto l’ambaradan sono le sei e mezza. Mastro De Michelis è stremato e opta per l’albergo.

Io sono indeciso, ma in quel momento un quartetto di ragazzi e ragazze non convenzionali mi chiede se mi va di unirmi a loro per berne uno (sì: si beve parecchio in Val d’Aosta).

Mi aggrego e non appena mi siedo mi chiedo se sia tutto vero.

Il ragazzone di provincia che fino all’altro ieri tirava la cinghia per comprarsi gli Einaudi Stile Libero allo stesso tavolo di Dazieri, Biondillo, Quadruppani e di Madame Dozio a parlare di Faletti (“amico nostro”, da trent’anni. Gran bravo ragazzo) e di Quarto Oggiaro . Mi pizzico e mi ripizzico ma i compagni di bevute non spariscono.

Welcome to the real world.

Paga Quadruppani (ve l’ho detto che è un signore…) e siamo pronti per cenare.

Purtroppo al desco il gruppo si divide: Serge viene con me e i “marsiliesi” , Gianni e Tecla s’imboscano in un bel ristorantino insieme a Pinketts e ad altri della cricca. Sandrone ha una cena di lavoro.

Serata perfetta (ho mangiato una valdostana che levati…) se non fosse per il finale.

Di riffa e di raffa mi trascinano al cinema a vedere un film inquietante: JOSHUA di George Ratliff.

Paura, paura, paura.

Ad ogni modo, finito il film si è fatta una certa e la nanna vien da sé.

6 dicembre: poche ore alla partenza, ma ancora qualcosa da sbrigare. Passeggiata per le vie del paese e conferenza spettacolo con l’intramontabile Biagio Proietti. Nel post di Bologna vi avevo parlato di Mongai. Beh, Proietti è Mongai all’ennesima potenza: romanissimo, coltissimo, divertentissimo. Di più non saprei dire…

Due domande al volo con John Vignola e l’ultimo pranzo con Serge e soci.

Un abbraccio a Mike e Daniela (il duo Michael Gregorio) e la promessa di una gita a Spoleto, nella loro terra, per fare quattro chiacchiere e mangiar tartufi e salsicce

Saluti, pacche sulle spalle, niente lacrime (noi duri…) e via in macchina: Guccini nello stereo fino a Novara.

Potenza della musica, il Maestro di Pavana finirà per aggiudicarsi l’ambito trofeo di lì a poche ore.

Bilancio: per dirla con Pozzetto: ESPERIENZA DELLA MADONNA.

Di quelle che non ti scordi per tutta la vita…

LibraryThing o Anobii? This is the question...


Un paio di giorni fa mi ha scritto un navigatore occasionale di questo blog segnalandomi il sito LibraryThing. Una sorta di antesignano di Anobii (del quale, peraltro, sono orgoglioso utente) che è partito con molte meno funzionalità del concorrente, ma che nell'ultima versione italiana sembra in grado di giocarsela e far faville.
Io non ho ancora avuto un minuto per testare il prodotto (e non credo che ne avrò nei prossimi giorni, dati gli ignobili e forsennati ritmi lavorativi che sto tenendo...), per cui passo la palla a voi lettori.
Conoscete il sito? E' meglio o peggio di Anobii?
Mi fate sapere che ne pensate? Thanks a lot...

giovedì 13 dicembre 2007

Stasera Turkemar in scena (per la seconda volta in un anno) alle Officine Sonore di Vercelli


Lo so, lo so: potevo aspettare ancora un po' a dirvelo...
E so anche che bramate il resto del racconto dell'esperienza valdostana.
Ma...
C'è un MA gigantesco che aleggia sulla mia zucca.
Sono letteralmente ingolfato di lavoro.
Al punto che a momenti non riesco a rispondere alle mail (Paolino, abbi pazienza. Appena riemergo dal marasma ti scrivo).
Fate conto che ieri sera ero a Torino con l'amico JP Rossano a parlare di microcriminalità e non ho avuto un secondo per scriverlo sul blog.
Per cui abbiate pazienza: considerando come sono piazzato, è già un miracolo che riesca a postare quattro righe.
Fuori le premesse, dentro le info:
stasera, ore 21.30 presso le Officine Sonore di Vercelli, in compagnia di altri tre amici scrittori (Mercadante, Steccherino e Michelone) si discuterà di musica e parole.
Io porterò in dote il mio Buscaglione risfoderando il gustoso Turkemar.
Intrigante il fatto che si parlerà anche del Maestro Guccini che mi ha appena fatto il mazzo allo Scerbanenco.
Chi riesce a fare un salto è ovviamente il benvenuto.
Ingresso libero, uscita pure.
Sempre in tema TURKEMAR, qui trovate la più bella recensione che sia mai stata scritta sul mio libello.
Autore il buon Patassa.

lunedì 10 dicembre 2007

NoirFest 2007: il Gonzo Reportage (Prima parte)

Gonzo Reportage chilometrico per tentare di descrivere il più minuziosamente possibile una delle esperienze più totalizzanti degli ultimi dieci anni.

È durata tre giorni, mi sembra d’averci vissuto un mese, tra quei monti.

Ma, come di consueto, andiamo con ordine.

Day 1: martedì 4 dicembre

Al duro lavoro (seeee…) fino alle 16.30, passaggio radente da casa per salutare moglie e micia e via, alla guida del potente mezzo fino a Courmayeur (non azzardatevi a chiamarla Courma che Madame Tecla Dozio potrebbe scuoiarvi seduta stante…).

Arrivo morbido all’hotel e prima avvisaglia dell’assoluta assenza di preparazione del Vostro ragazzone di provincia ai lussi del NoirFest.

In camera ad attendermi uno zaino Napapijri colmo di gadget geniali e ghiotti inviti.

Tra questi, uno recitava: CENA D’INAUGURAZIONE DEL FESTIVAL, ORE 19.45, HOTEL GRAN BAITA.

Guardo l’ora: 19.40.

Panico.

Provo a chiamare la gentilissima signorina dell’organizzazione ma il cellulare è spento.

E mò che faccio? Quello che l’italiano sa far meglio: mi arrangio.

Inforco la rombante Clio 1.2, imposto la destinazione sul navigatore, e celermente mi perdo.

Dopo diverse inversioni e indebiti sconfinamenti in altrui proprietà, finalmente arrivo di fronte all’ingresso del Gran Baita.

Momento molto western: nessuno in giro, un’altra macchina si ferma e scarica un passeggero.

Io e lo Straniero ci guardiamo per un secondo.

Mi sembra di conoscerlo.

Lo Straniero sorride.

Decisamente lo conosco, almeno di nome: è DARIO ARGENTO.

Sperduto e solo quanto il sottoscritto.

Sto per azzardare un “Maestro!” e una stretta di mano, ma i nostri cellulari suonano all’unisono.

Sono le signorine dell’organizzazione, che ci sgridano perché al Gran Baita ci siamo venuti con mezzi propri (a me: “Ma ti avevo mandato una BMW all’hotel…”; a saperlo…).

Ad ogni modo, in pochi minuti è tutto risolto e siamo a tavola: Dario al tavolo dei VIPS, io al tavolo dei “marsigliesi”. Il mio editor Jacopo De Michelis, Chiara De Stefani dell’ufficio stampa, un giornalista di Repubblica (che nessuno conosceva ma che si è rivelato uno splendido acquisto per la nostra tavolata), ma soprattutto John Vignola. John Vignola, giornalista storico de Il Mucchio, oltre ad aver fatto la comparsa in NEW THING di WU MING 1 e ad avere un nome per cui pagherei oro (non è un nome d’arte, giuro), è semplicemente un genio.

Durante i tre giorni montani abbiamo avuto modo di conoscerci un po’ e ne ho avuto la conferma.

Fatevi un giro in rete e cercate qualcosa di suo. Ve ne renderete conto anche voi.

Dopo cena, benché nessuno ne avesse veramente voglia (io ero l’unico che pogava duro), tutti a vedere l’anteprima di Hitman. Grandissimo ammazza ammazza in technicolor con sparatorie estreme e un Timothy Olyphant ingessato e legnoso come non mai. Stupendo!

Ovviamente è piaciuto solo a me. Il resto del gruppo ha rischiato l’abbiocco (gente di cultura, vai a fidarti…)

De cada manera, alla faccia delle BMW d’ordinanza, tutta la banda l’ho scarrozzata io (in Clio) dal ristorante al cinema e dal cinema all’hotel.

Il fascino delle francesi vince anche in alta quota.

Nanna per tutti e fine della prima puntata.

Il resto nei prossimi giorni (se faccio un post solo finisce che intaso la colonna centrale del blog…)

sabato 8 dicembre 2007

Back from the mountains: giusto due righe. Domani o lunedì, il Gonzo Reportage...


Due parole appena per dirvi che sono tornato sano e salvo dalla Montagna del Noir.
Esperienza strepitosa, di quelle che non si scordano più.
Hanno vinto Guccini e Macchiavelli con il loro bel Tango e gli altri, e a me un po' dispiace perchè tifavo Biondillo.
Domani o al massimo lunedì il Gonzo Reportage.
Promesso!

martedì 4 dicembre 2007

Allora io vado, eh? Courmayeur dreaming...


Cari amici, vi scrivo ora perchè poi non ci sarà più tempo.
Tra dieci minuti sguscio al lavoro. Ci rimango buono buono fino alle 16.30 e poi via: direzione NoirFest.
La valigia è pronta, la macchina ha il pieno, mia moglie mi ha riempito di gadget da far autografare da Guccini.
Che poi, per carità, ci sono cresciuto anch'io con le sue canzoni e sarà un'emozione fortissima incontrarlo.
Però è pur sempre un avversario, no?
Vabbuò, vabbuò...
Incrociate le dita, fate gli scongiuri e tutto il resto, mi raccomando.
Vi saprò dire.
Che Dio ce la mandi buona (ma soprattutto disponibile...)

lunedì 3 dicembre 2007

Scambi di persona...


Questo trafiletto proviene da una testata delle mie parti (Notizia Oggi). Articolo lusinghiero, non c'è che dire, ma con un errorino...
Refusi? Naaaaaa!
Una cosa da nulla: LA FOTO NON E' MIA!
Non è la prima volta (e non credo sarà l'ultima): nella mia città Natale siamo in due a chiamarci così. Abbiamo circa la stessa età, siamo andati allo stesso liceo e portiamo entrambi la barba.
Fortuna che ci si conosce e della cosa si ride spesso (era già successo a Capri)...
P.S. a proposito: nel cambio io ci farei pure bella figura (com'è magro questo Sarasso: over 100, over 100 e guarda un po' 'sta foto...), per cui quasi quasi me ne sto zitto e chi s'è visto s'è visto...;-)

domenica 2 dicembre 2007

Aggiornamenti: salute precaria e spirito guerriero



Un paio di aggiornamenti sullo stato di salume (ops! Freudiano: sono giorni che vado avanti a minestrine. Le tracce di suino nel mio sangue calano e il mio fisico reclama...)... ehm! SALUTE del vstro scrittore over 100 preferito.
Mi sono svegliato stamane con un'ugola che è una via di mezzo tra una moneta da un euro e una lingua di Menelik.
Grazioso l'effetto sonoro che si sprigiona ogni qualvolta tenti di proferir parola: avete presente Mignolo? Quello di Mignolo e il Prof?
Ecco.
Ma non mi perdo d'animo e tengo duro.
Anche perchè il mio amico Carmelo Pecora mi ha appena detto: "In bocca al lupo!"
E se lo dice lui...:-)
Martedì si avvicina: Courmayeur o morte!

giovedì 29 novembre 2007

Poi dici la sfiga: a letto con 39 di febbre a cinque giorni dallo Scerbanenco...


Sembra una barzelletta e invece è vero: a cinque giorni dalla trasferta valdostana mi becco le placche in gola e mi ritrovo steso con la febbere a trentanove (e mezzo).
Ma si può essere più sfigati?
Sarà mica la macumba degli altri finalisti...? ;-)
Ad ogni modo il mio medico, che mi ha ordinato inienzioni da cavallo (che fanno un male cane e dunque, per la legge del contrappasso, dovrebbero guarire miracolosamente), dice che sarò in piedi per martedì.
Speremm...


lunedì 26 novembre 2007

Incredibile ma vero: CONFINE DI STATO in finale allo Scerbanenco. Ed è (quasi) tutto merito vostro!



Avrete senz'altro notato il tono vagamente ramazzottiano del mega banner ("grazie per avermi regalato un sogno"), ma mettetevi nei miei panni: stasera alle 17.00 (minuto più minuto meno) mi arriva la comunicazione: CONFINE DI STATO è in cinquina finale al PREMIO SCERBANENCO.
E non solo: CONFINE DI STATO è il libro più votato dalla giuria popolare.
Che vuol dire il popolo internettiano.
Che vuol dire, in buona sostanza: voi, cari lettori.
A momenti mi piglia un infarto. Mi sono dovuto sedere e credo di aver fumato tre Marlboro una dietro l'altra.
Mi pizzico, controllo di essere sveglio.
NON E' UN SOGNO.
In finale a lottare per l'ambito premio ci saremo io, Gianni Biondillo, Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli, Giorgio Todde e Valerio Varesi.
Tutti i dettagli qui e cliccando l'immenso banner nerogiallo.
No, dico: vi rendete conto?
Se rileggo la lista, mi sa che l'infarto mi viene davvero.
Che dire: è meraviglioso!
E se è successo è grazie alle preferenze della giuria di esperti letterari, ma soprattutto grazie a voi, amici.
Grazie di cuore.
Come si dice a Milano: ve vöri ben!

Politicamente Scorretto 2007 - Le foto

Per gli amanti dei particolari o per i semplici curiosi, ecco un microset fotografico della trasferta bolognese.
Una tra le cose più interessanti è che Flickr abbia scelto il primo piano del dottor Boda come copertina del set... Grande inquadratura!
Trovate tutto qui: enjoy...

domenica 25 novembre 2007

Casalecchio superstar: cronaca di una due giorni strepitosa a braccetto con Lucarelli e (metà de)i KAI ZEN

Appena tornato e già alla tastiera. Week end talmente perfetto che non sto più nella pelle dalla voglia di raccontarvelo.

Ma andiamo con ordine, come di consueto.

Sveglia presto (sette e mezzo) la mattina del sabato. Notte parzialmente insonne (grande tensione. Di mio sarei pacioso e sereno, ma incontrare il Maestro fa sempre un certo effetto…) e aspetto (più) stropicciato (del solito). Il dottor Boda (ma da queste parti lo conoscete come Steve. Ogni tanto posta qualcosa) leggermente in ritardo, ma per le nove siamo in strada.

Torino – Milano in condizioni pietose e acquazzone gigante che non molla fino a Bologna.

Il navigatore satellitare si comporta bene e prima di mezzogiorno siamo a Casalecchio.

Valigie posate in albergo, minimo sgomento del gentilissimo albergatore (Mò io l’aspettavo con la sua signora! Mò che guaio! Adesso non c’ho la camera coi letti singoli da darle! Mò son mortificato…) subito rassicurato (Non si preoccupi! Io e il dottor Boda siamo amici da vent’anni. Tra campeggi, vacanze, gite scolastiche, non è davvero la prima volta che ci capita di dividere il letto. Oddio, avrei preferito quella bella bionda della mia mogliettina, ma vedremo di arrangiarci…).

E via, verso la Casa delle Culture. Anzi, verso il posto dove siamo stati gentilmente invitati per pranzo, che dista un paio di metri dalla Casa delle Culture.

L’invito dice 13.30 e alle 12.59 siam già lì.

Pare brutto…

Meglio un Campari per ingannare l’attesa.

13.30 entriamo nella sala e Mastro Carlo Lucarelli è già seduto a tavola. Do le mie generalità alle signorine della reception e volo a presentarmi. Carlo è molto gentile. Di persona è pacato, rasserenante, molto timido. Ti mette subito a tuo agio.

Il suo tavolo è tutto occupato e io e Stefano (il dottor Boda, ndr) ci sediamo con gli agenti della Polizia Scientifica di Bologna.

Pranzo fantastico. Gli scienziati della Pubblica Sicurezza ci illuminano su procedure di base, sopralluoghi, rilievi. Stefano li mitraglia con una domanda pesante: “Che ne pensate dei RIS (la serie tv, non il reparto dei Carabinieri)?”

Momento di imbarazzo, ma la Forza Pubblica ha una diplomazia da lord inglese: “Meglio il tenete Colombo…”

Dopo pranzo ci catapultiamo alla Sala Conferenze e assistiamo allo “scontro” Roma-Bologna: Bettini e Lucarelli VS Mongai, Pietroselli e Zandel. Si parla di “scuola” bolognese e “non-scuola” romana.

A sovrastare tutti per simpatia e acume l’incontenibile Mongai, in maglione oversize, barba trimestrale e sneakers immacolate con lo strappo. Ne ha per tutti, non risparmia nemmeno i concittadini. Un autentico genio out of control. Se scrive come parla in pubblico (mea culpa: non ho mai letto nulla di suo), finirò per comprarmi in blocco la sua intera produzione.

Bolognesi e romani depongono le armi dopo un’ora e mezza. Annuncio: mezz’ora di pausa e poi tocca me.

Tensione: non mi sentivo così dai tempi degli esami.

Un minuto prima dell’inizio piomba in sala metà dei KAI ZEN: Jadel Andreeto e Guglielmo Pispisa.

Coi KAI ZEN non ci si era mai visti di persona, ma da quando ho scoperto La Strategia dell’Ariete e li ho contattati, ci si scrive parecchio. La prima stretta di mano è come un abbraccio tra vecchi commilitoni.

Dopo dieci minuti di chiacchiere, sembra ci si conosca da sempre. È meraviglioso.

Carlo occhieggia dal fondo della sala.

Si sbraccia, si avvicina, mi tira per un braccio e accenna al palco: si va in scena.

Di quello che si è detto sul palco non farò parola per non tediarvi. Potete guardare l’intero intervento cliccando qui e scaricando il video dell'intervento MISTERI ITALIANI: IL NOIR CHE RACCONTA LA NOSTRA STORIA RECENTE (unico avvertimento: il video dura due ore e fischia. Skippate pure i primi minuti perché è puro sottofondo musicale in attesa che ci sedessimo)

Vi basti sapere che in scena con me, da sinistra a destra c’erano Valerio Lucarelli, Gianni Cipriani, Andrea Santini, Alex Boschetti e Vittorio Mascherpa. Autori illustri e preparatissimi con punti di vista inediti sugli equilibri internazionali. Grande esperienza.

Alla fine della gran kermesse ci sta la meritata sigaretta nel patio e uno strascico di chiacchiere con Santini (che mi ha illuminato sulla DC dei Settanta. Gli sarò grato in eterno) e Zandel (comunicazione di servizio: “Diego: ti scrivo al più presto, promesso!”).

Fuori ci sono Carlo, gli ZEN, il dottor Boda e Lorenzina Ghinelli (co-autrice di J.A.S.T.) che ci ha raggiunto da Santarcangelo di Romagna.

Si opta per una bevuta tutti insieme. Carlo è di fretta, alle 21.00 c’è una proiezione e sono già le otto e dieci. Sarà per la prossima volta.

Insieme agli ZEN ci sono una paio di amici di Jadel directly from Bolzano: la famiglia si allarga e le medie vanno giù che è un piacere.

Gli aperitivi si moltiplicano per magia e verso le dieci siamo tutti seduti intorno a un tavolo a mangiare Sushi vicino allo stadio del Bologna.

Serata davvero meravigliosa! Guglielmo, Jadel e la sua dolce metà, gli amici Fabio e Stefano sono davvero speciali. Si parla di libri, cazzeggio, viaggi a New York, Romanzi Totali alla maniera di Liala, Guerrieri della Notte, la parentesi Next di Steve Jobs, Matrix e Buscaglione. Tra ottimo pesce crudo, chili di wasabi, sake, birra giappo e greco di tufo.

La notte finisce in Feltrinelli e spiace a tutti dirsi addio.

Il dottor Boda compra LA STRATEGIA DELL’ARIETE e se lo fa firmare da metà degli autori.

Io, invidiosissimo, rosico per non essermi portato la mia copia dietro.

Alla fine compro l’ultimo di Guccini e Macchiavelli e in uno slancio di poesia alcolica me lo faccio firmare da Jadel e Guglielmo. I KAI ZEN, impassibili, autografano commentando: Dio è morto (nelle auto prese a rate).

Albergo, nanna.

La mattina seguente (stamattina) sveglia mica tanto presto (9.30), doccia e ancora un volo radente alla Casa delle Culture per consegnare le ricevute dell’autostrada e cercare Carlo per una dozzina d’autografi.

Le mie colleghe, sapendo della trasferta, mi hanno affidato i loro volumi lucarelliani, in caccia di firme d’autore.

Appena entriamo, la sala è imballata. Il procuratore antimafia Piero Grasso è appena arrivato e la gente si accalca.

Io sto quasi disperando (se torno senza autografi, mi aspetta la pubblica gogna) quando Carlo si palesa dalla tre quarti: miracolo.

Gentilissimo come sempre: firma e dedica personalizzata per tutti.

Più di così…

Soddisfatti salutiamo, abbracciamo e scappiamo, con la promessa di risentirci presto.

Tre ore di autostrada col sole, Green Day a palla ed è di nuovo casa.

Nella testa e nel cuore ricordi che si sbiadiranno a fatica.

giovedì 22 novembre 2007

Politicamente scorretto, Misteri Italiani, una serata speciale in quel di Milano e qualche news…


Scuserete, cari lettori, la mia melina in materia di blog, ma questa settimana è stato un autentico turbine di impegni. Guardo di sottecchi il pezzo che galleggia in homepage e mi accorgo con stupore misto a senso di colpa che porta la data di domenica…

“Ammazza come passa in fretta!”, dice il saggio.

Vedo di rimettermi in riga e aggiornarvi su un paio di cosucce interessanti che sono capitate e che capiteranno nei giorni a venire.

Lunedì scorso, 19 novembre, alla FNAC di Milano Giuseppe Genna ha presentato In fondo agli occhi del gatto di quel geniaccio di Serge Quadruppani.

Il vostro autore over 100 preferito era in loco.

Serata davvero magnifica. Io e mia moglie arriviamo verso le cinque e un quarto e Serge sta armeggiando con una telecamera e una giornalista (che andate a pensare, sporcaccioni! Serge è un signore…). L’intervista dura una decina di minuti, durante i quali saluto (a bassa voce) Mastro Jacopo De Michelis.

Spente le macchine da presa ci raggiunge l’amico Massimo Polidoro e si sorseggia the a un tavolino, aspettando le sei e mezza (ora della presentazione).

Dopo qualche minuto di faceta conversazione arriva Giuseppe Genna e travolge il gruppo con la consueta spumeggiante retorica delle grandi occasioni.

Giuseppe è piuttosto infervorato: si parla fitto fitto di questa petizione, già firmata da decine e decine di intellettuali.

Il discorso è serio e la fronte di Serge corrugata.

Un po’ che è più forte di noi, un po’ per la felicità di incontrarsi vis a vis per la prima volta, io e Massimo (Polidoro), un po’ in disparte, ci stacchiamo dall’incalzante diatriba e finiamo, insieme alla mia dolce metà, per creare una nicchia di cazzeggio all’interno di un discorso serio.

Giuseppe, Jacopo, Serge e Maruzza Loria (traduttrice – eccelsa – di Quadruppani) non se la prendono.

Sigaretta dabbasso, spuntano Biondillo e Paolo Roversi.

La questione inizia a farsi seria.

Si torna su e si prende posto. L’amico Roversi mi dà di gomito: “Dà un’occhiata in giro: mi sa che ci sono più scrittori che pubblico!”

In effetti… Pare di stare al NoirFest.

La presentazione di Giuseppe è strepitosa: scava a fondo nel romanzo di Serge e nel tema del complotto. Si parla di Italia, Europa, appartenenze, felini.

Genna legge un passo illuminante sulla Sicilia come laboratorio politico-economico-criminale del Paese.

Chi aveva qualche dubbio sull’acquisto del libro se l’è levato.

In coda da Serge per l’autografo. Grande emozione quando scrive sulla mia copia Al collega Simone, aspettando di tradurlo.

Se pensate che Quadruppani è il traduttore francese di Camilleri e De Cataldo…

Questo succedeva lunedì.

In settimana sono capitate altre cosucce interessanti.

Tipo: la citazione di CONFINE DI STATO su Tuttolibri (la trovate qui). Ok, ok, è solo un trafiletto sullo Scerbanenco, ma per un piemontese vecchio stile come me, vedere il proprio nome sull’inserto culturale della Stampa fa sempre un certo effetto…

Tipo: la segnalazione del mio libello da parte del prestigiosissimo sito www.misteriditalia.com.

Misteri d’Italia, per chi non lo conoscesse, è una tra le migliori web sources dello Stivale sui temi di cui scrivo.

Il sito, purtroppo, è a pagamento. Ma la quota d’iscrizione vale davvero quel che costa.

Dentro all’archivio di Misteri d’Italia troverete dossier su ogni buco nero della storia del BelPaese. L’archivio è in continuo aggiornamento e diventa di anno in anno più fondamentale per chi fa il mio mestiere.

Confine di Stato è citato tra le novità editoriali degli ultimi mesi. Se ne parla qui.

Dulcis in fundo: Bologna. Anzi, Casalecchio di Reno.

Dopodomani si parte per l’Emilia: sabato 24 novembre, ore 17.30 alla Casa della Conoscenza di Casalecchio di Reno parteciperò all’incontro MISTERI ITALIANI: IL NOIR CHE RACCONTA LA NOSTRA STORIA RECENTE. A discutere col sottoscritto Andrea Santini, Alex Boschetti, Gianni Cipriani, Valerio Lucarelli e Vittorio Demetrio Maschera. Coordina il Maestro Carlo Lucarelli.
Grande emozione, signori. Sento la tensione già adesso che mancano più di quarantotto ore.

La trasferta si preannuncia emozionante: partenza presto (8.00 - 8.30 – le ultime parole famose…), arrivo previsto verso mezzogiorno e pranzo collettivo con gli altri ospiti previsto per le 13.30.

Considerando la mia predilezione per la cucina locale, l’incontro si preannuncia gustoso sin dalle prime battute. Unico avvertimento di mia moglie: occhio col Lambrusco che poi devi parlare in pubblico…

Vedrò di non farmi prendere la mano.

Su Politicamente Scorretto potete documentarvi qui. È online da qualche giorno il programma completo della manifestazione. Collegandosi al sito web sarà anche possibile seguire la diretta degli incontri via web.

Per ora è tutto, ma attendetevi la consueta micro-cronaca dell’evento al più tardi martedì.

Un’ultima segnalazione sul NoirFest di Courmayeur: è online il comunicato stampa con tutti i dettagli del Festival (qui).

Tra le varie cose in programma, l’anteprima di Hitman.

Da solo varrebbe la gita sui monti…

domenica 18 novembre 2007

Genova in novembre: la farinata, il giallo e i cortei (Sarasso live @ Festival della Letteratura del Crimine 2007)


Trasferta atipica quella di ieri a Genova, a cominciare dalla partenza. Come al solito: ci si era organizzati per partire alle 11.00, abbiamo finito per metterci in strada alle 11.30. Con comodo…

Che vi devo dire? Alzati con calma, nutri il gatto (tonnellata di croccantini – “Devono bastarle per tutto il giorno…” -: temevo di tornare e trovarla in overdose da salmone secco), fai benzina (mica vero: c’era il pieno da giorni…).

Al casello altre due coppie d’amici vercellesi in trasferta ci aspettano scalpitanti. Un saluto dal finestrino (“Lo sapevate che oltre alla manifestazione No Global ci sono pure quella del COISP (Coordinamento per l’Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia) e un raduno ultras?” / “Ehm… A dire il vero… no, non lo sapevamo…”)

E via!

Traffico poco e scorrevole, prima dell’una entriamo in città.

Io nel 2001 non c’ero, e non ricordo lo spiegamento di forze, ma c’è da dire che colonne di dodici, quindici autoblindo della Polizia a bordo Aurelia fanno effetto.

Parcheggiamo all’Acquario e una cartello intimidatorio recita: “Fino alle 18.00 la via sarà bloccata dalla manifestazione e sarà impossibile lasciare il parcheggio”.

Poco male. Magari finisce pure che ci si ferma a cena.

Macchina mollata; obiettivo: trovare Piazza Stella.

La mia dolce metà (di solito regina dell’orientamento) elabora una gustosa teoria e in men che non si dica ci troviamo di fronte al Porto Antico (800m fuori rotta, che ve lo dico a fare?). A Fatica, tramite indicazioni e mappe di google stampate male, arriviamo di fronte al portoncino di Palazzo Stella dove l’ottimo Mario Napoli, organizzatore e presentatore della kermesse, ci attende con un sorriso.

Il tempo di registrarmi e di scroccare un bicchiere al buffet malauguratamente lasciato incustodito (l’ora di pranzo era passata da un pezzo: si può mica presentar libri a digiuno?) e ci raggiunge anche Ettore.

Ettore, amico conosciuto in rete e narratore di razza, genovese trapiantato a Milano, ci fa da guida tra i carrugi e ci porta a mangiare dell’ottima farinata all’Antica Sciamadda.

Signori e signore, se non sapete cos’è la farinata (ma pure se lo sapete e vi è venuta un’improvvisa voglia di questa genovese delizia…), date un’occhiata questo video e al primo passaggio ligure non dimenticatevi di passare da questo posticino.

Farinata, birra, crocchette di patate, un’ombra di polpettone.

Ora sì che si ragiona…

Torniamo nella grande sala dell’evento e sono in corso le premiazioni dei ragazzi che hanno partecipato al concorso IL GIALLO A SCUOLA.

Resto di sale. Solo incipit di cinquanta righe, ma quello che ascolto è roba di ottima fattura.

Penso che io a sedici anni non scrivevo così. Nemmeno per sogno.

Mario Napoli, al microfono, dice che i ragazzi, di anni, ne hanno tredici. Qualcuno quattordici.

Per un attimo penso che o mi metto al passo o qualcuno i fregherà il posto. Un paio d’anni in mano a un editor come si deve e questi ragazzi sono pronti per andare in libreria.

Fine dell’ombrosa riflessione, Renato di Lorenzo mi fa accomodare tra lui e Miss Liguria (madrina del Festival della Letteratura Criminale) e iniziamo a sezionare CONFINE. Di Lorenzo indaga questioni note (la commistione di registri comunicativi) e meno note (il plusvalore dello sfondo storico in un’opera di fiction). Il fotografo entra di corsa per dirci che il corteo è appena passato.

Orecchie tese.

Niente di quello che i giornali hanno millantato, spargendo il panico a macchia d’olio. Migliaia di persone (i dati di oggi dicono centomila) in festa. Una marcia pacifica ed entusiasta. Oddìo, dice il fotografo, qualche dito medio e qualche paio di corna per le guardie a bordo strada c’è scappato, ma niente cariche. Niente disordini. Niente zuffe.

Genova è felice: il sole e il vento freddo sono la ciliegina sulla torta.

La contromanifestazione della Polizia nemmeno abbiamo idea di dove si sia tenuta. E così quella degli ultras. Ad ogni modo, per quello che ne sappiamo, da nessuna parte ci sono stati casini.

Di Lorenzo riprende la parola e si giunge all’imbarazzante momento del quiz.

‘Sta cosa me l’aveva accennata l’organizzazione. Ma senza approfondire.

Insomma, dopo aver sproloquiato sul mio libello mi tocca (ci tocca. È toccato a tutti gli autori…) inventarmi un simpatico quiz letterario per il pubblico. In premio una copia autografata di CONFINE.

Vabbuò, vabbuò… Non mi faccio prendere di sorpresa e sparo una domanda cattivissima: “Con che libro Lucarelli ha vinto lo Scerbanenco?”

Coro di “BUUUUUUU!” dalla sala. Troppo difficile.

Cambio: “Chi è il colpevole in Dieci piccoli indiani?”

Mormorii, brusio, teste basse.

Anche qui, niente da fare.

A-ri-cambio: “Visto che si parlava di Gomorra (ne aveva parlato Mario Napoli con l’autrice prima di me)… Il suo autore di nome fa Roberto. E di cognome?”

Non potete non saperla…

Cori da stadio: “SAVIANOOOOOO!”

Di Lorenzo guarda la folla e sceglie Fabrizio.

Fabrizio è simpatico e sta in ultima fila.

Dedico il libro a Fabrizio (vuoi vedere che non si chiamava Fabrizio e sto facendo una figuraccia? Nel qual caso: scusami, Fabrizio… Non ho dimestichezza per i nomi).

Applausi, congedo.

Dopo di me sul palco sale Carmelo Pecora. Carmelo è un poliziotto prossimo alla pensione e ha una splendida penna. Lavora per la Polizia Scientifica e il 9 maggio 1978 era in via Caetani.

Il suo libro, 9 MAGGIO '78 Il giorno che assassinarono Aldo Moro e Peppino Impastato corro a comprarlo per interesse professionale ma soprattutto per quello che Carmelo racconta.

Per come racconta quel giorno maledetto.

Non appena ha terminato di parlare, bracco Carmelo nella Sala Autori e gli strappo autografo e email.

È gentilissimo e mi sa che nei prossimi giorni ci si sentirà.

Del suo libro, statene certi, si parlerà a breve su queste pagine…

Sono le sei e mezzo, la manifestazione è finita.

In giro ragazzi felici con bandiere rosse a spalla, spazzini indaffarati e Forze dell’Ordine in sgombero.

Come si dice: tutto è bene…

Un saluto all’organizzazione, un abbraccio a Ettore e via di corsa in autostrada.

Un’ultima sosta a Vercelli per una pizza e un bicchiere con gli amici e poi casa dolce casa.

Per inciso: al nostro rientro la gatta stava bene. Espressione satolla, ha aperto un occhio quando siamo entrati in casa.

Nella ciotola nemmeno il ricordo di un croccantino.

venerdì 16 novembre 2007

Sarasso al Festival della Letteratura del Crimine a Genova


Ci siamo, manca poco.
Domattina a quest'ora sarò già in viaggio per il capoluogo ligure (bugia: mi sa che domani alle nove mi alzo, e si parte in tutta calma...). Speriamo che il tempo tenga, perchè mi piacerebbe proprio gustarmi un po' la città prima della gran kermesse del pomeriggio.
Parte oggi alle 15.30 e si concluderà domenica alle 13.00 il terzo FESTIVAL DELLA LETTERATURA DEL CRIMINE di Genova, organizzato dall'associazione Satura col patrocinio del Comune. Il presidente dell'associazione, Mario Napoli, coordinerà una miriade d'interventi: durante i tre giorni, gli autori gialli e neri si susseguiranno con la velocità di raffiche di mitra: uno ogni mezz'ora. Alla fine della Royal Rumble un aperitivo ristoratore.
Il mio turno di buttarmi nella mischia sarà SABATO (17 NOVEMBRE) ALLE 15.30 (si parlerà, ça va sans dire di Confine di Stato), ma fin dalle 15.00 sarò in loco nello SPAZIO AUTORI a disposizione della stampa e dei lettori.
Date un'occhiata al programma (lo trovate qui), troverete nomi eccezionali: saranno presenti Altieri, Morchio, Savatteri, la Bucciarelli... Tanto per citarvene qualcuno.
Io fibrillo sin d'ora perchè avrò la possibilità di stringere la mano a Mr. Segretissimo (Alan Altieri, per chi non fosse del giro). Mi sa che mi porterò dietro qualche pezzo raro per farglielo autografare.
Appuntamento a Palazzo Stella, Piazza Stella 5.
Spero di vedervi numerosi.
Se vi va di fare un salto, sapete dove trovarmi.

mercoledì 14 novembre 2007

Aggiornamenti Scerbanenco e una recensione di CONFINE DI STATO sulla Gazzetta di Parma


Questo post anzitutto per dire GRAZIE. Grazie a tutti voi che state spingendo il mio libello al premio noir più prestigioso d'Italia. In questi giorni ho ricevuto moltissime mail di amici e lettori che si sono presi la briga di andare sul sito del NoirFest ad esprimere la propria preferenza per CONFINE DI STATO.
Grazie di cuore. E' strepitoso l'affetto che avete dimostrato e continuate a dimostrare.
Una piccola news a riguardo: proprio oggi sull'URL della kermesse di Courmayeur è stato prorogato il termine per il voto. Si può esprimere la propria preferenza sino al 25 NOVEMBRE (il primo termine alle votazioni era stato fissato al 20 novembre).
Invariata invece la data fatidica (almeno per ora): tra il 5 e il 6 dicembre la cinquina verrà resa nota.
Dita incrociate e fiato sospeso sino ad allora.
Dello Scerbanenco (e di CONFINE) si parla anche sull'edizione vercellese della Stampa di oggi.
L'articolo, che trovate qui, è a firma di Gianluca Mercadante.
E il mio romanzo è stato menzionato anche qualche giorno fa sulla Gazzetta di Parma: la recensione, assai generosa nei confronti del sottoscritto, è di Alberto Sebastiani. La trovate sia qui che nella rassegna stampa di CDS.
Tra tre giorni (non vedo l'ora) si va a Genova al Festival della Letteratura Criminale. Tutti i dettagli su queste frequenze prima del week-end.

domenica 11 novembre 2007

CONFINE DI STATO al Premio Scerbanenco


Roba forte, signore e signori. E un grande onore.
CONFINE DI STATO è stato inserito nella rosa dei 21 semifinalisti del prestigioso PREMIO SCERBANENCO promosso dal Noir Film Festival di Courmayeur.
Il premio verrà assegnato al termine dei lavori del festival (la kermesse va in scena dal 4 al 10 dicembre), ma tra mercoledì 5 e giovedì 6 verrà resa pubblica la cinquina dei finalisti.
Il giudizio spetterà ai giurati (giurati d'eccezione: Valerio Calzolaio, Tecla Dozio, Loredana Lipperini, Sergio Pent, Cecilia Scerbanenco, Sebastiano Triulzi, John Vignola e Fabio Zucchella, affiancati da Nico Orengo (Presidente) ), le cui preferenze verranno sommate a quelle dei lettori e degli internauti.
Chiunque, infatti, può votare il proprio autore preferito e far sì che si guadagni a suon di preferenze il diritto alla cinquina.
Il meccanismo è piuttosto semplice e trasparente: cliccate qui o sull'enorme banner giallo sotto l'intestazione del blog. Verrete spediti alla pagina del sito del NoirFest ove è pubblicato il regolamento e la rosa dei semifinalisti. Cliccando la scritta: CLICCA QUI PER ANDARE ALLA LISTA DEI TITOLI IN CONCORSO accederete alla sezione in cui titoli e autori fanno bella mostra di sè. In mezzo a nomi illustri (BIONDILLO, GUCCINI E MACCHIAVELLI, DAZIERI E FOGLI, tanto per citarne qualcuno) c'è pure il sottoscritto.
Scegliete il vostro preferito e votatelo con un click.
Si può votare sino al 20 novembre. Una volta sola.
Che vve devo dì? Se avete amato CONFINE e trovate un minuto per andare a cliccare, potreste regalarmi un sogno.
Vi ringrazio tutti fin d'ora.

venerdì 9 novembre 2007

Biondillo mon amour: mai più senza

Di Gianni Biondillo ho parlato più o meno a tutti: amici vicini e lontani, parenti, semplici sconosciuti.

Alcuni sono diventati suoi lettori, altri sono fuggiti a gambe levate per la mia pervicace insistenza.

Di solito non sono così. Di solito mi capita un’infatuazione seriale, ma prima del terzo libro mi sono già disamorato. Non ho il tempo materiale di consigliare l’autore.

Quella che io chiamo “infatuazione seriale” è una cosa seria. Non è solo: “Gran bel libro! Mi è piaciuto un sacco, se ti capita compralo…”

È piuttosto: “Oddio, sono già a pagina 120. Non posso più fare a meno della prosa di questo tizio. Tesoro, corri a comprarmi tutte le edizioni economiche che trovi o inizierò a schiumare dalla bocca…”

E non capita spesso. Mi capitò per Genna, per Ellroy e i Wu Ming. E pure per Evangelisti.

Se nel caso di Genna o del Magister fu piuttosto semplice tenere a bada la fame: dai cinque ai dieci titoli in catalogo per ciascuno al momento in cui diventai dipendente.

Coi Wu Ming fu una rota pazzesca: lessi Q quasi subito. Dovetti aspettare un periodo che mi sembrò lunghissimo per leggere 54, ma ancora non avevo idea di cosa fosse l’attesa: aspettando Manituana sono ingrigito. Ho tamponato col metadone (i romanzi solisti del quintetto: New thing, Free Karma Food, Guerra agli umani) ma, si sa, non è la stessa cosa…

Con Ellroy il discorso fu diverso. Avevo talmente tanta roba a disposizione che finii per intossicarmi. American tabloid, Sei pezzi da mille e L.A. Confidential tutti d’un fiato. E poi tutto il resto.

Ho iniziato con un entusiasmo senza precedenti e ho dovuto prendermi delle pause: Ellroy è magistrale e caotico. I suoi personaggi ti stritolano, ti violentano, ti entrano sottopelle a tal punto da restarne invasato.

Prosa magnifica e tossica: dopo mille pagine hai bisogno d’aria fresca. Ma quella scrittura ti rimarrà addosso per sempre (vedete ben…)

Insomma, effetti collaterali a parte, questa cosa del voler leggere TUTTO di un autore non capita spesso.

Con Biondillo, credo, è stata accentuata dall’averlo conosciuto di persona.

Successe in estate, alla Libreria del Giallo. In quei giorni leggevo uno di quei libri che rimangono sullo scaffale e che ti riprometti di finire, prima o poi.

Il libro si chiamava Città in nero ed era un’antologia di racconti usciti per Guanda. Dopo dieci pagine capii che avevo fatto male a lasciare il volume così a lungo sopra quello scaffale: il primo racconto era di Gianni (un brano del Giovane Sbirro). Folgorante.

Si capiva che il protagonista di quel racconto (l’ispettore Ferraro) non nasceva e moriva in quelle righe.

Il suo modo di muoversi, di parlare, d’incazzarsi, richiedeva immediata attenzione.

Mentre finivo la short story mi arrivò segnalazione della presentazione del Il giovane sbirro chez madama Tecla.

Imperdibile.

Lasciate fare che la presentazione era doppia, e a far da spalla a Biondillo c’era il Maestro Gianni Mura: una bomba. Mattinata strepitosa.

Parlando con Gianni (Biondillo, non Mura. Quel giorno facevano tutti confusione) gli dissi del mio entusiasmo repentino (avevo appena comprato Per cosa si uccide e Con la morte nel cuore): “Voglio leggere al più presto Il giovane sbirro!”

Lui mi guardò, mi mise una mano sulla spalla e mi disse: “Non fare minchiate, che ti rovini tutta la sorpresa… È vero che Il giovane sbirro è il prequel, ma l’ho scritto alla fine della saga…”

Ho seguito il suo consiglio e nei prossimi giorni mi appresterò all’acquisto dell’anelato libello.

Nel frattempo l’ispettore Ferraro è cresciuto, ha fatto conquiste, si è imbattuto in tipi poco raccomandabili e si è fatto scopate memorabili.

Ma non è questo. Le storie, specialmente quelle buone, sono in giro: prima o poi qualcuno se le piglia.

Il punto è saperle raccontare. Biondillo non ha delle storie eccezionali (anche se qualcuna è davvero strepitosa), ma le racconta come nessun altro.

Questo signore quarantenne (o giù di lì) che di mestiere fa l’architetto, usa la lingua come nessun altro.

Un fruttivendolo siciliano, nei suoi libri, parla come un fruttivendolo siciliano. La dirimpettaia padana parla come una dirimpettaia padana. E via discorrendo.

Biondillo sa essere spiritoso, arguto, mai sopra le righe nemmeno quando i suoi personaggi passano il limite.

L’unico neo di questa penna immensa, come dice Gianni Mura, è forse quella insana passione per Mogol e Battisti.

Ma che, dico io, ci vogliamo mettere a fare una scenata per acqua azzurra, acqua chiara?

lunedì 5 novembre 2007

Anche Turkemar ha un video...

Da Casa Effequ mi hanno appena comunicato che anche Turkemar, il mio "primo romanzo e mezzo", ha da oggi un video.
Non è un vero e proprio booktrailer: piuttosto un "filmato da passeggio".
Mi sa che lo vedrete proiettato a fiere e affini, e sicuramente rallegrerà diverse presentazioni.
Opera di Mastro Rupert, giovane talento dell'informatica, da un mese esatto al timone dell'ottimo sito web della casa editrice. Have a look, please...


sabato 3 novembre 2007

Seee, mo’ vola! Heroes e la mitopoiesi supereroistica in 16:9


Vieri,Del Piero e Totti sono all'aeroporto e dalla vetrata fissano un aereo.

Ad un certo punto Vieri esclama "Secondo me quell'aereo va a 600 km/h."

Del Piero ribatte "Secondo me invece va a 800 km/h."

Totti, sbigottito, chiosa: "Seee, mo’ vola !"

Questa vergognosa barzelletta deve avere all’incirca trent’anni. Con alterni interpreti nelle parti dei tre divi del pallone, circola più o meno da quando indossavo il grembiulino per andare a scuola.

Battuta vergognosa ma utile per far chiarezza su un paio di approcci possibili alla serie del momento.

Heroes ha fatto impazzire l’America e sta ben viaggiando anche da noi. Anche se, è opportuno ricordarlo, l’esordio in prima serata non è stato dei più fortunati. A sentire i ben informati, il direttore di Italia Uno Tiraboschi ha predisposto il 25 ottobre la sospensione della serie dal prime time.

Niente più eroi della domenica. Gli aficionados dovranno aspettare fino alla fine di novembre e sciropparsi flying man e Hiro Nakamura in seconda serata il mercoledì. Coppe permettendo.

Dev’essere nel dna delle produzioni fumettistiche. Ventun’anni fa, quando Dylan Dog si affacciò timidamente alle edicole, per i primi mesi vendette un bel niente. Grazie a Dio i lungimiranti di casa Bonelli videro lungo e tennero duro, perché nei mesi successivi l’albo iniziò a diventare il successo editoriale che è oggi.

Back in the days a parte, scendiamo in punta di piedi nell’analisi della serie: credo che ci siano essenzialmente due approcci possibili a questo validissimo prodotto d’intrattenimento.

A) Quello del comics-addicted

B) Quello del profano (poco importa se serial-dipendente)

Lo dico un po’ a malincuore (amo molto la serie), ma pare un dato di fatto: il fumettaro incallito si diverte pochino guardando Heroes, ed è pervaso da un costante senso di déjà vu.

Solo il profano, complice il rodato meccanismo seriale americano (gli sceneggiatori ti sfidano a fare ipotesi e congetture, ti fanno discutere con gli altri appassionati e spesso ti mortificano - tutto quel che pensavi e' sbagliato, riprova a dare un senso a questo casino -) riesce a godersi appieno lo stupore tottiano della atavica freddura.

L’altro tipo di utente è stato svezzato a questo tipo d’intreccio anni or sono (metà anni novanta, all’incirca), quando il fumetto americano mutava per diventare il maturo passatempo che è oggidì.

Vedo di scandagliare i particolari avendo molta cura di non parlare del finale (ancora ignoto a chi segue lo show su Italia 1).

Il concetto stesso del superpotere come una malattia, come difetto da nascondere, è vecchio come il cucco. Stan Lee lo pensò per i suoi X-Men quasi quarant’anni fa ed è stata la fortuna della serie.

L’approccio “i supereroi visti dall’uomo comune”, fichissimo point of view che permette di render conto dello shock dell’uomo della strada di fronte al flying man di turno, lo teorizzò Paul Dini e lo rese opera d’arte Alex Ross nel suo Marvels.

E potrei continuare a lungo.

Heroes è pieno di ottime intuizioni (si pensi, per esempio, alla gestione della tematica del viaggio nel tempo e a quella del futuro alternativo, post-atomico), ma si tratta di intuizioni datate.

Da anni l’industria statunitense del comic book lavora per estirpare l’eroe dalla sua tutina colorata e Heroes è quasi un bilancio di quindici anni di sforzi. Bilancio in attivo, senza ombra di dubbio: fa un certo effetto veder svolazzare il deputato mascellone teo-con per i cieli della Grande Mela o sopra il deserto di Vegas vestito solo di un paio di braghe del pigiama.

Però non basta per stupire l’onnivoro lettore di giornalini americani.

Per ogni personaggio di Heroes potrei citarvi un corrispettivo nell’universo Marvel, in quello DC o negli ultraversi delle editrici minori.

L’editoria a fumetti a stelle e strisce, al momento in cui Heroes appare sul piccolo schermo, ha già stravolto l’icona supereroistica, l’ha rivoltata come un calzino da anni.

E persino l’intuizione del coinvolgimento dei Servizi segreti nel complotto dei mantellati lascia il tempo che trova (se volete leggervi qualcosa di serio sull’argomento, non perdetevi la saga di Sleeper)

Eppure…

Sì, signori, c’è un eppure.

Eppure Heroes mi è piaciuto. E continua a piacermi (la seconda serie è in onda in America da qualche settimana e ho avuto la fortuna di visionare i primi episodi).

Perché, direte voi, se conosci già la storia?

Credo che i motivi siano essenzialmente due.

In primis, nonostante lo spopolare dei supereroi sul grande schermo (Spiderman, i Fantastici Quattro, il nuovo ciclo di Batman milleriano), per chi da anni si nutre di tigri di carta, godersi lo spettacolo degli effetti speciali, con gli uomini volanti, le cheerleader autorigeneranti e i geeks nipponici che viaggiano nel tempo e nello spazio è una gran soddisfazione. Datemi pure del tamarro, ma tant’è…

In secundis, perché Heroes ha nel proprio codice genetico qualcosa che gli Americani conoscono bene e che noi europei ci siamo dimenticati da un pezzo: l’epica.

C’è poco da fare, da duemila anni a questa parte amore, morte, viaggi in tutto il mondo conosciuto, sacrificio e fede incondizionata sono ciò che fa vendere milioni di copie.

Da Omero a Shakespeare, passando per Miller e i supereroi della TV.

Personaggi non troppo tridimensiali che compiono imprese grandiose. Che mettono in gioco se stessi per il futuro del pianeta.

Con tutta l’autoironia e il distacco che ci si aspetta dagli abitanti del XXI secolo, ci mancherebbe.

Ma pure sempre, in fondo, eroi.

Poche storie, nel panorama dell’intrattenimento, hanno avuto negli ultimi anni il respiro di Heroes. Persino gli Spider Man di Raimi sono troppo spompi in questo senso.

L’unica cosa che si avvicina a un sogno così ambizioso come quello della serie di Kring è l’ultimo romanzo dei KAI ZEN, La strategia dell’Ariete.

Nessuno, a parte Chabon con il libro che gli valse il Pulitzer (The Amazing adventures of Kavalier and Clay) si era spinto così in là negli ultimi due lustri (e comunque Chabon era rimasto sempre un passo indietro. Adesso un po’ sta recuperando con le storie dell’Escapista…)

Dunque, poco importa se le idee sono un po’ datate.

Le emozioni che suscita Heroes sono eterne, transgenerazionali.

Seguite la serie fino in fondo, datemi retta. E non perdetevi la prossima stagione.

Se avete sete d’assoluto, i supereroi di Kring fanno proprio al caso vostro.