DA DOVE VENGO IO - CENT'ANNI vol.1

lunedì 6 agosto 2007

Il caldo dà alla testa: Beirut, la Palestina e il mare d'agosto...


Da queste parti fa parecchio caldo.
E parecchio vuol dire TRENTADUE PUNTO CINQUE. All'ombra.
Dunque se il post risulta un po' delirante, perdonatemi.
Ho voglia di andare al mare. Ma proprio a far niente, a starmene in spiaggia sotto l'ombrellone col libro dei KAI ZEN (mi sto violentando per centellinarlo. Deve durare almeno mezza vacanza greca).
E invece manca ancora qualche giorno (dieci), sono blindato in casa a scrivere e ho una montagna di lavoro.
Da dove sono seduto ora, scorgo una enorme catasta di penne. Papermate, per l'esattezza. Duecentoquaranta circa. E domani partiranno per il Perù.
Duecento bambini (si sa che le penne a sfera sono quel che sono, una su tot non funziona) da mercoledì potranno scrivere. Con quelle penne.
Dunque, ricapitolando, io borghesuccio sovrappeso me ne sto seduto nel mio bello studiolo (senza aria condizionata) a scrivere e sudare. E penso ai bimbi del Perù e alle penne che gli manderemo.
Intanto in Perù non ci vado. E sogno il mare "da ricchi".
E continuo a scrivere. Ma di che?
Di Palestina. E di Beirut 1983. E di bambini. Che non se la passavano tanto bene neppure loro.
Poi arriva una mail. E' un messaggio da Anobii che mi dice che qualcuno vuole parlarmi. Quel qualcuno è un ragazzo simpatico che ha un blog. In quel blog c'è un link al sito dei Giovani Comunisti. E su quel sito che ti becco?
Una proposta per i campi di lavoro in Palestina. Campi estivi, quelli in cui si va a giocare coi bambini e si cerca di tirargli su il morale, che avete capito?
Campi gestiti da arabi e israeliani insieme.
Ancora bambini. Senza un soldo. Che saprebbero che farci con quel mucchio di penne che ho qui davanti.
Insomma, io me ne sto qua a scrivere di Palestina (è un capitolo di J.A.S.T., nel caso ve lo steste chiedendo) a trenta e passa gradi. A cercare di immaginarmi la sabbia, il rumore dei carrormati, il vento caldo che trapassa i vestiti. La fame e le bombe.
Ma in Palestina non ci vado. E nemmeno in Perù.
Ci mando delle penne a sfera, al massimo.
In Grecia me ne vado. A "rilassarmi". A magnare, leggere e prendere il sole.
A volte sono convinto che la letteratura e l'arte possano fare tanto per parlare alle persone.
Altre volte, come adesso, mi chiedo se non farei meglio ad alzare il culo e rimboccarmi le maniche.
Ok, fine del piagnisteo.
Torno al "duro" lavoro.