DA DOVE VENGO IO - CENT'ANNI vol.1

giovedì 9 agosto 2007

Irene Grandi e il post-berlusconismo


Non che questo blog abbia volontà di diventare un simil wittgenstein bruttarello in cui una notizia su due si parla di musica e politica (insieme).
Però questa ve la dovevo proprio dire.
A pranzo ho discusso, con una persona di cui non farò il nome per l’estremo rispetto che nutro nei suoi confronti, dell’articolo di Sofri su Bruci la città di Irene Grandi.
Sofri la magnifica come il pezzo dell’estate. A me personalmente non dice niente.
Dice poco anche al mio interlocutore. Ma non è questo il punto.
Il punto è che se ne esce con una frase del tipo: “Comunque Irene Grandi non mi piace perché bruci la città/crolli il grattacielo vuol dire “Fanculo tutti, c’è spazio solo per noi due”. E questa è una visione della vita tipicamente berlusconiana: viva la felicità del singolo, dimentichiamoci delle persone, chiudiamoci in casa al calduccio e cerchiamo di essere felici per conto nostro. E invece Veltroni (ancora lui, poverino) nella lettera programmatica ai quotidiani ha detto che la felicità del singolo non può prescindere dalla felicità di tutti.
Quindi Irene Grandi è fascista e io non l’ascolto più.
Ecco.”

Ecco…
Povera Irene e povero Walter (sempre in mezzo).
E, mi consenta, povera Italia…