DA DOVE VENGO IO - CENT'ANNI vol.1

giovedì 14 febbraio 2008

Bologna: storia di libri, improvvisate, postumi e malanni…


Sabato e domenica sono stati giorni di trasferta. Trasferta impegnativa. Trasferta molto gradita dopo la settimana abbondante di bocce ferme causa influenza e postumi.

Partenza morbida intorno alle undici da Novara. La macchina nuova (ve l’avevo detto che la povera Clio era passata a miglior vita durante un viaggio di ritorno da Torino, mollandoci ore al freddo in attesa di un carro attrezzi nella notte più fredda dell’anno?) si comporta bene , viaggia il giusto e consuma poco. In meno di tre ore il San Petronio è in vista.

Bagagli mollati in albergo, piadina deliziosa su Via Indipendenza e un po’ di turismo. Come è oramai tradizione (era già successo a Genova, quando partecipai al FESTIVAL DELLA LETTERATURA CRIMINALE in novembre) se noi ci si sposta senza leggere uno straccio di giornale, s’incappa al 99% in una manifestazione con sbirri in assetto di guerra.

Questa volta abbiamo realizzato di essere in mezzo al casino alle parti di Via Zamboni. Un ragazzo con un fascio di capelli viola sulla nuca ci ha dato un volantino al quale non abbiamo fatto troppo caso. Alla decima camionetta della polizia che ci si è manifestata di fronte, però il dubbio che non si trattasse di un semplice assembramento squatter da sabato pomeriggio ci ha sfiorato.

Sul volantino c’era il claim per una manifestazione nazionale.

Ora, il motivo della manifestazione, a chi non abitasse tra via del Pratello e via Goito, poteva risultare alquanto nebuloso, ma chiedendo in giro un’idea ce la siamo fatta.

Pare che, giorni fa, alcuni ragazzi si siano accapigliati con la polizia opponendosi a un Trattamento Sanitario Obbligatorio. Il TSO lo faceva la polizia (credo. Ma non sarebbe compito dei vigili?). A chi, non sono riuscito a capirlo…

Fatto sta che la cosa è degenerata e devono essere volati schiaffi e scattati arresti (perché, nel frattempo, erano spariti una ricetrasmittente e delle manette – e qui io dico: ma che te le rubi a fare un paio di manette?).

Ergo, manifestazione di solidarietà per i compagni arrestati.

Bologna è sempre Bologna…

Ma io e mia moglie non eravamo in vena di manganellate (e poi mi non ero nemmeno tinto i capelli…) e abbiamo optato per un bel caffè dalle parti di via Mascarella, che poi è la via di Modo InfoShop.

Alle sei, rendez vous con Jadel e un po’ di cricca bolognese (a proposito: bella Stefano!) e subito birra nel bar a fianco alla libreria (chez Modo, again).

La presentazione è partita in ritardo e se dicessi che c’era il pienone racconterei una balla.

Poca affluenza (complice il meriggio del sabato, che per i bolognesi è sacro) ma grande profondità di analisi.

Jadel ha scavato nel peggio del mio romanzo, portando alla luce lati oscuri di CONFINE che io ho ignorato per un sacco di tempo. Si è discusso di guerra fredda, mitopoiesi e conflitto termonucleare. Di UWS e della collana Adelphi, di Cioran e di Giochi Sacri. Jadel è un fottuto genio. E dal vivo è veramente il massimo.

Presentazione gustosa.

Finito lo show, prima di cena, c’è tempo per un americano con l’amico Leo, un fan di Confine conosciuto in rete. Anche in quest’occasione, le chiacchiere son da dieci e lode.

Verso le 21.00 io e la mia signora salutiamo il gruppo (Jadel travolto dagli impegni familiari, Leo con il coinquilino chiuso fuori di casa, rigorosamente senza chiavi e con le pizze in arrivo…) e c’infiliamo in una splendida trattoria nelle vicinanze dell’albergo.

Ragù a manetta, carne e dolcino. Rosso della casa. Prezzo strepitoso.

Bologna è sempre Bologna.

Nanna.

L’indomani sveglia presto, giro in centro e idea balzana che ci affaccia dalle parti del Nettuno.

Io alla mia Lei: “Quanto dista Pavana?”

Lei a me: “Boh! Saran quattro ore!”

Io a lei: “Ohhhhhhhh!”

Grazie a Dio, il navigatore tra noi: il centro di Pavana è a poco più di un’ora di macchina dal centro di Bologna.

Una capatina si può fare.

I fan avranno già capito. Per tutti gli altri: a Pavana abita un certo Guccini Francesco, musicista, scrittore, poeta e gran mattacchione. Siccome è domenica e siccome a Courmayeur non ci si è visti, una visita di cortesia ci sta tutta.

Cinquanta minuti di tornanti e… welcome to Pavana. Home of the braves…

Ora, Pavana non è New York, ma trovala tu la casa di un signore che non mette il nome sul campanello.

Grazie a Dio c’è la signora degli alimentari. Ci fermiamo nel suo negozio per un panino e notiamo alle pareti gigantografie di Mastro Francesco.

Chiediamo. Lei risponde con gentilezza infinita: “Mò è proprio qua sotto casa di Checco…”

Giù dalla discesa, oltre la curva. Un portone verde, un cortile, la stessa casa che c’è nel retro di copertina di un suo disco (non ricordo quale, non fatemi le pare…).

Suono.

Attesa.

Ri-suono.

Ri-attesa.

Nulla.

I camini non fumano, anche se a pavana fa un freddo becco. Guccini non è in casa.

Mannaggia…

Intanto, però, colgo l’occasione per sbirciare nello studio. Chitarre in custodia, un PC dell’anteguerra (l’aveva detto da Fazio, quasi un anno fa, che era stato uno dei primi, negli Ottanta, a comprare un PC. Be’, quel PC è ancora là, dopo vent’anni e più d’onorata carriera…), molti libri.

Tra i libri ancora da leggere scorgo LA STRATEGIA DELL’ARIETE. E sono roso dall’invidia all’istante…

Niente CONFINE DI STATO.

Poco male, vuol dire che glielo manderò.

O che ci sarà un’altra occasione per passare da queste parti.

Foto di rito di mia moglie davanti alla magione (coi vicini che ci prendono per matti…), e via verso le terre natie...

Il ritorno non è stato semplicissimo.

Vi basti sapere che, in un modo o nell’altro, le malattie di stagione (e non solo) sembrano essersi innamorate di noi in questo periodo.

Appena messo piede in casa, io e la mia dolce metà ci rendiamo conto di essere KO.

Febbre, mal di schiena, chi più ne ha più ne metta.

Il medico ci vede il giorno dopo e via di gusto con un’altra settimana di malattia.

E per il sottoscritto un’altra raffica di quelle simpatiche punture.

Se sapevo, rimanevo a Bologna…