DA DOVE VENGO IO - CENT'ANNI vol.1

venerdì 17 luglio 2009

“Zingaro”, ovvero “racconto dettagliato del viaggio più lungo dell’anno” - Seconda Parte

Seconda fermata: ROMA – 18 giugno 2009
La sveglia, questa volta, è davvero alba: io che di mio dovrei essere in ferie da una settimana almeno, per vari motivi collaterali non ho ancora pisolato oltre le otto del mattino. Per non sbagliarmi, a ‘sto giro punto la sveglia alle 7 e mezza e alle nove sono già sul treno per Milano. In Centrale incontro Roberto (Rubbè, per gli amici) pronto pronto a salpare per Roma pure lui.
Parlottiamo, ci fumiamo una paglia al binario, ma poi siamo repentinamente divisi dai nostri biglietti prenotati. Viaggio in solitaria, dunque, bevendomi d’un fiato lo straordinario Pietrafredda del maestro Stefano Di Marino e avendo tutto il tempo d’iniziare Balkan Bang di Alberto Custerlina (sulla tratta Milano-Roma, Perdisa rulez…)
Arrivo che l’ora di pranzo è passata da un pezzo, ma alla stazione c’è già Alessandra (Buccheri) ad attendermi e a promettermi una bevuta pre-presentazione. Io e Rubbé ci salutiamo (grandi abbracci e saluti per i nonni) e il mio amico si ripromette, se ce la fa, di passare più tardi da Mel Book Store.
Non faccio tempo a registrare l’informazione che squilla il cellulare: è Nino D’Attis, appena arrivato dalla Toscana e pronto a ridiscendere in pista. Ci accordiamo per una birraccia nei dintorni di Via Nazionale. Il punto è che io e Ale arriviamo un po’ prima e di birre, alla fine, me ne scasso due e mezza.
Nino, benché sopraggiunga con una media di ritardo, mi riprende senza fatica, si affianca e tagliamo insieme il traguardo.
Nel frattempo succedono due cose:
1. Arriva Massimiliano Di Giorgio terza anima della presentazione romana. Atteso.
2. Arriva Lorenzo Flaherty. Avete capito bene, il capitano Venturi del R.I.S. Non è atteso e infatti, dopo una sbirciatina al nostro tavolo (ingolfato di vuoti a rendere), se ne va senza nemmeno salutare.
Chiusa anche la parentesi V.I.P. (d’altronde, la Capitale è la Capitale manco pe’ gnente…), notiamo che s’è fatta ‘na certa e decidiamo di incamminarci verso la libreria.
Al nostro arrivo, ad attenderci ci sono un po’ d’amici: Enzo di Corpi Freddi, Valentina e Alessandra, lettrici voraci e voci del web che finalmente conosco di persona. C’è anche il mio gemello tra il pubblico, ma lo scoprirò solo a presentazione ultimata.
Con Nino e Alessandra si chiacchiera di Anni di Piombo, archivi, emeroteche, ricerche e New Italian Epic. Teniamo banco (e botta) per mezz’ora e poi rompiamo le righe e congediamo il gentile pubblico.
Saluti, baci, ma manca qualcosa: Enzo vorrebbe fare un’intervista (ha portato la telecamera apposta), Alessandra (non Buccheri, quell’altra Alessandra) mi deve una birra e dunque tocca organizzarsi, dal momento che la libreria sta per chiudere (e non serve alcolici…)
Dunque, nuovo passaggio radente al pub (una religione, ormai…). Intervista per Corpi Freddi con tanto di sottofondo musicale (disturbante) ed ennesima pinta di chiara. Chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere e infine una folle corsa verso la mejo trattoria della Nomentana.
A cena ci raggiunge anche la moglie di Massimiliano, simpaticissima. Come ci sediamo, prima ancora di ordinare, arrivano degli straordinari fiori di zucca impanati, fritti e ripieni di mozzarella e alici (che te lo dico a fare, come se magna a Roma…). Poi l’amatriciana è d’obbligo, così come il profitterole, che però non è un vero profitterole, ma una bomba atomica di pan di spagna infestata da qualunque tipo di cioccolato conosciuto al mondo: una delizia; alla quale, però, devo cedere perché sto per esplodere.
Un Lagavulin per buttare giù, due passi e poi a nanna. La mattina dopo si riparte alle otto e mezza: felice, contento e infinitamente grato alla Capitale e ai miei amici di essere sempre così straordinari.

Corredo fotografico (ad uso e consumo dei soli utenti facebook).


Terza fermata: MILANO – 20 giugno 2009
Un paio d’anni fa il mio amico Paolo Roversi ha avuto un’idea della Madonna: organizzare una maxi bevuta collettiva con scrittori e pubblico. Detta così, suona come una ciucca di gruppo senza senso, ma in realtà il Milano in Bionda è un simpatico evento letterario sponsorizzato dalla Menabrea che ha luogo alla Libreria Del Corso. La trovata è straordinaria: ogni autore (e sono tanti) ha cinque minuti cinque per parlare del proprio libro e bersi una bionda ghiacciata; alle sue capacità dialettiche (e bibitorie) è affidato il proprio successo.
Sabato 20 io e la mia signora arriviamo sui navigli prestino, e ci facciamo un Negroni tanto per fare il fondo. Nonostante il caldo dei giorni precedenti, il tempo è piuttosto inclemente e minaccia pioggia.
Per cui, non appena avvistiamo le prime gocce, ci diamo una mossa e c’intrufoliamo in libreria.
L’atmosfera è calda e amicale: sulla soglia vedo Paolo Franchini con cui scambio subito un paio di battute festose. Nel frattempo arrivano due autentici pezzi da novanta: Stefano Di Marino e Alan D. Altieri.
Mi avvicino e stringo come si deve la mano di mr. Armageddon; il Professionista, invece, mi smazza un paio di libri giusti (mi mancavano giusto i primi due volumi della saga di MONTECRISTO: li baratto con un’edizione vintage di CONFINE DI STATO e un TURKEMAR d’annata). Saluto il padrone di casa, l’amico Francesco Gallone e conosco finalmente di persona Matteo Di Giulio. Intanto arriva pure Alessandro Bertante ed è subito tempo di chiacchiera. Pronti via, la serata decolla: apre Altieri e poi via via è tutto un susseguirsi di buone penne (e ottime birre) sul palco. Ci sono anche la mia amica Annarita e il suo fidanzato Paolo Bianchi, oltre che Fabio e Dani (venuti apposta da quel di Vercelli), per cui l’attesa per andare in scena è stemperata come si deve…
Io e il buon Roversi andiamo su per ultimi, chiudendo la mirabile kermesse a colpi di salate facezie e mossette degne di Keaton (Buster, non Michael): ossia, facciamo i cazzoni finché il tempo a nostra disposizione non è scaduto…
A fine serata piove che Dio la manda, per cui c’è tempo solo per saluti vari, abbracci, promesse di rivedersi presto.
Vero campione della serata: Andrea G. Pinketts, che in fatto di libri e birra non ha niente da farsi insegnare da nessuno.