DA DOVE VENGO IO - CENT'ANNI vol.1

lunedì 30 giugno 2008

Matrimoni live in Orbetello: microcronaca di una tre giorni festosa e massacrante

Appena tornato dalla Toscana, con un bel po’ di chilometri sulle spalle e addosso ancora i segni (leggera insolazione, tanta stanchezza e molta felicità) di una trasferta strepitosa.

Sveglia assolutamente folle alle 5.30 di sabato. Colpa del caldo più che della tabella di marcia. Mia moglie ancora in forse sul da farsi (Vengo? Non vengo? Se proprio non riesco a liberarmi dagli impegni, ti raggiungo in treno), valigie già pronte e una gran voglia di partire.

Alle sei e un quarto sono già in macchina, sprovvisto di consorte, ma una gran voglia di mare.

Si viaggia bene fin dopo Genova, quando i crampi della fame mi dicono che è ora di fare colazione (ero partito digiuno, proprio non ce la faccio a ingurgitare alcunché prima delle sette del mattino). Sosta al primo autogrill in Versilia: Camogli, caffè (abbinamento hard-core, me ne rendo conto…), pipì, Marlboro e si riparte, ché il mare è vicino ed è meglio spicciarsi.

Arrivo in via Mura di Ponente 9 (Orbetello, che te lo dico a fare?), alla sede della Effequ, poco prima di mezzogiorno.

Fernando Quatraro mi accoglie a braccia aperte, sua nipote Carmilla (nemmeno due anni, stella…) meno: prima sussurra all’orecchio del nonno “Dumbo”, indicandomi furibonda. Poi mi avvicino e inizia a piangere.

Colpa della barba che non c’è più (venerdì sera mi sono rasato modello “cul di bimbo”, dimostro dieci anni meno e dieci chili more), mi dico io. “Vai a sapere, le creature son così…”, controbatte il saggio Nonno Nando. Fatto sta che io e la piccola non recupereremo fino a sera.

Alle Granatine (storico bar orbetellano) ci aspetta Luca Bortolazzi, autore effequ (è suo Föhn, noir tutto d’un pezzo che si legge tutto d’un fiato). Il suo romanzo aprirà la triplice presentazione toscana (oltre a Matrimoni andrà in scena anche Strada India, un bel reportage di un viaggio di trent’anni fa in un paese folle e meraviglioso) e Fernando vuole mostrargli in anteprima il “luogo del delitto”. Si beve insieme qualcosa: Bortolazzi, astuto, ordina una cedrata. Io e il sapido Quatraro una bella birretta fresca, che inziamo a sudare da ogni poro già dopo il primo sorso. La temperatura è inclemente: il termometro segna +34.

Finita la birra si fa un salto al Circolo del Bridge e Nando spiega a Luca come si svolgerà la serata.

Io mi ambiento e intanto scambio accorati sms con la mia dolce metà (Guarda che arrivo. Prendo il treno alle due e mezza e alle nove son lì. E vai!).

Ora di pranzo, congediamo il collega noirista e voliamo a casa, dove Susanna (la splendida moglie di Fernando) ha già allestito un succulento banchetto. Mi stende con una doppia razione di pasta al pesce e una fetta di polpettone. Il tutto condito da un Primitivo del Salento che levati.

Il Primitivo fa 13 gradi, io son in piedi dalle 5.30: l’artimetica mi consiglia di coricarmi una mezz’ora.

Così faccio, perdendo la cognizione del tempo e risvegliandomi solo alle cinque del pomeriggio.

Mi rialzò a fatica dal giaciglio gentilmente offerto dalla famiglia Quatraro e mi rendo conto di un paio di verità assolute:

- Sulle Ferrovie dello Stato puoi sempre contare (mia moglie viaggia con un ritardo di trenta minuti. Me lo fa sapere, accorata, via cellulare)

- Ho bisogno urgente di una doccia.

Provvedo a rendermi vagamente presentabile, indosso dei bermuda e una polo a strisce che mi rendono molto simile a un clown kirghiso in vacanza alle Hawaii e corro da Fernando.

Ora arriva la parte peggiore: c’è da montare l’impianto audio per la sera. E il caldo non molla.

Arrivano anche Patrizia, la sorella di Fernando, e la sua amica di cui ho scordato il nome (sorry, l’unico neurone di casa Sarasso è assai provato dalle temperature tropicali) e poi a cannone Federico (il secondogenito made in Effequ) e l’ottimo Andrea De Murtas. Ora siamo in sei, il lavoro pare un pelo più leggero, ma ci si mette lo stesso una vita a portarlo a termine. All’alba delle sette siamo stremati, l’ambaradan è montato e noi abbiamo un gran bisogno di una birra. Ne ordiniamo sei (che sei siamo, del resto) e le trinchiamo a garganella.

Sette e mezza, un quarto alle otto. Il ritardo del treno di mia moglie peggiora di chilometro in chilometro.

Sarei dovuto andare a prenderla a Orbetello Scalo alle 21.00 (proprio l’ora d’inizio della presentazione), ma mi sa che arriverà ben oltre l’orario stabilito.

Da buon piemontese torno a casa, mi sciacquo, mi cambio (e continuo a sudare) e parto per tempo.

La stazione dista appena tre chilometri da dove alloggio, ma sono ossessionato dall’idea di arrivare tardi.

Morale: mi ritrovo solo come un tordo sul binario 3, a farmi divorare dai moscerini. La presentazione parte senza di me. Io attendo, fumo e leggo un bel 60 pagine di Pan di Francesco Dimitri (libro della Madonna, tra l’altro).

Finalmente Ella arriva. E via di corsa verso lo show.

Giungiamo a destinazione che Bortolazzi ha già parlato, Ivonne Boscaino (una delle autrici di Matrimoni che ha l’onere di presentare la raccolta, in teoria coadiuvata dal sottoscritto, in pratica sola soletta, visto che il sottoscritto è vittima delle terribili FFSS) ha quasi concluso ed è praticamente ora di Strada India.

Insomma, c’è poco da girarci attorno: ho perso la presentazione. Io mi rammarico e agguanto un bicchiere di rosso ghiacciato. L’ottimo pubblico toscano, invece di prendersela come sarebbe legittimo per la mia assenza, mi applaude dandomi il benvenuto. Gente meravigliosa.

Allora mi rammarico meno e approfitto del gustoso buffet. Altrettanto fa mia moglie, digiuna più o meno da Varazze, ossia dal primo pomeriggio (e son le dieci passate).

Strada India è introdotto da uno splendido booktrailer (tra un po’ sarà su Youtube e vi segnalerò il link, promesso).

La presentazione è frizzante, il pubblico caldo e strepitoso, ma il meglio viene quando si chiudono i microfoni e si molla il palco.

Incontro amici e lettori che non vedo da tempo, chiacchieriamo dei movimenti operai orbetellani dei Settanta, dell’India, delle canne, di Berlinguer e del web 2.0.

A un tratto la folla si fa silente, ché il microfono è di nuovo preso, e c’è qualcheduno che strimpella una chitarra. Due giri di do e Francesco (Quatraro, l’altro figlio di Fernando e Susanna) attacca LA LOCOMOTIVA di Guccini. Alla voce: l’eclettico, insuperabile, Fernando.

Il repertorio si fa incandescente, si alternano pezzi della tradizione napoletana a vecchi canti di lotta.

Si suona, si beve e si balla fino alle due di notte.

Ma anche quando i padroni del Circolo ci cacciano, la festa non s’assopisce.

Sul terrazzo di casa Quatraro le chitarre e le voci dicono la loro fin quasi all’alba. Quando tutti, stremati, decidiamo di coricarci.

Esausti e felici.

Il giorno dopo non può reggere il confronto con quello appena trascorso. Nonostante la gita al mare (e la conseguente insolazione che tormenterà la mia epidermide per i giorni a venire), la cena da Ovosodo e il gelato della Glacia. Si torna a casa presto, si vede la Spagna diventar campione d’Europa.

E si gioisce. Ché i tedeschi davvero non li tifa nessuno, e dopotutto Zapatero è un brav’uomo e i ragazzi indossano una maglia rosso fuoco.

Prima di coricarmi (presto) penso di assomigliare, ora che mi son tagliato la barba, un poco a Platini.

Credo che la farò ricrescere immediatamente.

L’indomani (ossia oggi) sveglia presto e subito in viaggio.

Nessun inghippo durante la strada (a parte una Rustichella gelata e costosissima nel medesimo autogrill dell’andata). Alle 16.30 siam di nuovo pronti per il caldo novarese.

E per tutta l’estate sogneremo il mare e la gente d’Orbetello.