DA DOVE VENGO IO - CENT'ANNI vol.1

sabato 15 marzo 2008

Vive la France! (il reportage): cronaca molto poco seria di quattro giorni oltralpe…

Non si dovrebbe mai aspettare così tanto per scrivere un reportage di viaggio: le dita dovrebbero affaccendarsi sulla tastiera non appena posata la valigia.

Il ricordo, come del resto ho raccontato a Marsiglia e a Aix, è roba deperibile, e a sei giorni dal rientro già si rischia di perdersi qualche particolare per strada.

L’unica scusante (capirai…) è il superlavoro: credo che questo sia davvero uno dei periodi più intensi dell’anno (per una serie di pericolosi accavallamenti di progetti). Tanto per darvi un’idea: sono tornato domenica; ho avuto un minuto per disfare la valigia solo mercoledì…

Ma ora bando alle ciance lamentose e, come nella migliore tradizione dei racconti di viaggio sarasseschi, vediamo di andare con ordine.

Giorno 1 (giovedì 6 marzo)

Partenza da Novara all’alba, carico come un asino: indeciso se portarmi la t-shirt o la tuta da sci – A Marsiglia ci sono 20 gradi tutto l’anno!, così diceva la signora dell’Istituto di Cultura Italiana. Mentre le previsioni continuavano a segnalare 4 gradi di minima e 5 e mezzo di massima… - ho optato per un ingombrante misto griglia. Volo in direzione Vercelli a raccattare il savio dottor Boda e non sono neanche le sette.

Stefano, giornalista, gigione e amico da una vita (il migliore degli amici, si diceva una volta) si fa attendere qualche minuto, e poi si presenta con un cumulo di valigie che il mio set di bagagli stile Barbie in viaggio di nozze gli fa una pippa.

Carichiamo come possiamo e scateniamo i poderosi 85 cavalli della Modus verso il mare.

In viaggio si ascolta un micidiale mix di Gianni Morandi, Green day, Renato Zero e Dropkick Murphys (a proposito, procuratevi il loro penultimo album, The Warriors’ code: ascoltatelo una volta e non potrete più farne a meno). Nonostante tutto, verso l’ora di pranzo siamo sani e salvi a Marsiglia.

Posiamo le valigie e cerchiamo qualcosa da mangiare.

Ora, vuoi che un po’ io e Ste sembravamo Totò e Peppino nella famosa scena del noio vulevan savoir (io non parlo una parola di francese, lui: insomma…), vuoi che l’ora era tarda e la fame fuori controllo…

Siamo andati a mangiare una pizza.

Lo so, lo so… Non si mangia la pizza in Francia e non si ordina il caffè pensando che assomigli a quello che ti servono ai Tribunali a Napoli.

Che volete ffa? Una leggerezza. Ad ogni modo, dall’esperienza abbiamo imparato che la pizza marsigliese ha tre ingredienti fondamentali: Emmenthal, olive nere in salamoia e acciughe. La margherita, in Francia, è così. Se volete aggiungerci altro (compresa la mozzarella), liberissimi. Sappiate però che il prezzo salirà sostanziosamente dagli 11 euro di partenza…

Una tragedia. Satolli e bastonati inforchiamo ancora la voiture direzione AIX-EN-PROVENCE.

Il mio intervento all’Università è previsto per le 16.30.

Sono le 16.00 e siamo in strada, pressoché a secco.

Dopo i primi attimi di panico, l’illuminato navigatore satellitare (che oltre a conoscere l’ubicazione di tutti gli autovelox francesi conosce anche il nascondiglio segreto di ogni pompa di benzina) ci traghetta da Sayd il benzinaio (ho la ricevuta, si chiamava proprio così…) che rifornisce sornione il giusto mezzo (a quattro ruote).

Delirio per il parcheggio all’Università e in men che non si dica sono seduto con Giampaolo Simi e Dante Liano a discutere di memoria, romanzo giallo e storia contemporanea di fronte a un uditorio splendido.

Come al solito, non vi tedierò con annose questioni accademiche (prima o poi voglio pubblicare un paio di interventi del Convegno. Così potrete farvi un’idea della pletora di idee interessanti che sono venute fuori in quei giorni), ma ci tengo ad annotare un paio di verità indiscutibili:

- Claudio Milanesi e Chiara Bassi (organizzatori del Convegno) sono persone splendide e mi hanno fatto sentire a casa.

- Giampolo Simi è un fico e la sua compagnia è stata piacevolissima

- Dante Liano (autore guatemalteco di lungo corso) incarna la miglior esperienza di letteratura live che il sottoscritto abbia mai ascoltato. Sarei stato a sentirlo per ore.

- I ricercatori italiani all’estero sono giovani e preparatissimi. Altro che bamboccioni…

- Se andate in Francia, assicuratevi di conoscere qualche rudimento di francese.

Sì, perché il convegno era trilingue (italiano, francese, spagnolo), io decisamente no. Per cui, durante gli interventi in transalpino, io assumevo costantemente un’espressione (peraltro assolutamente poco credibile) a metà tra l’onirico e il profondamente interessato. Ma, di fatto, mi sono perso gran parte di ciò che si è detto.

Alla sera la mia voce (già pesantemente provata dal vento di Maestrale) era del tutto scomparsa.

La cena al ristorante corso (in compagnia dell’ottimo Domenico Guzzo, giovanissimo ricercatore di Palinuro che ha fatto un bell’intervento su CONFINE) me la sono goduta pochino. A letto presto con 400mg di antinfiammatorio in corpo.

Fine prima parte.

Seguirà cronaca dei giorni rimanenti.

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