DA DOVE VENGO IO - CENT'ANNI vol.1

martedì 9 ottobre 2007

Uno contro tutti: un paio di battute sul V-DAY

Ennesimo pezzo della Collezione dell’oblio. Un po’ datato ma doveroso.

Scrivo questo pezzo per rispondere a Marco, che qualche tempo fa mi chiese se avrei pubblicato qualcosa sul V-Day di Grillo. Non era tra le mie priorità, ma considerando che durante il limbo del cambio ADSL in casa se n’è discusso parecchio (non solo, autisticamente, tra me e mia moglie – il gatto non parla, credo che sia apolitico – ma con grande frequenza in compagnia di amici, parenti e conoscenti), val la pena mettere giù un paio di considerazioni che mi girano in testa.

Partiamo dall’ovvio. La domanda: “Sei contento di farti governare da persone condannate per concussione e compagnia bella?” è retorica.

Fa il paio con l’obiezione di Letta in merito alle pensioni d’oro dei parlamentari. In sostanza chiedeva ai cittadini: “Sei contento di pagare i contributi in un certo modo e di andare in pensione a una certa età mentre la classe politica che ti governa – quella che ha scelto per te tempi e modi della contribuzione – adotta per sé un differente (e, ça va sans dire, immensamente più conveniente – ché se no non ci sarebbe ragion di polemica) sistema contributivo e pensionistico?”

Indi per cui, la battaglia di Grillo non può che essere empatizzata dal cittadino.

E la sua proposta di legge per cacciare i delinquenti (e non permettere il futuro accesso al cadreghìn dei loro degni compari) sembra la soluzione perfetta ai problemi del Paese.

Tanto più dopo la diffusione dello strepitoso libro di Stella e Rizzo sugli sprechi della politica nostrana (La casta, Rizzoli, 18 euro spesi bene).

Detto questo, non sono andato a firmare in piazza e non ho mai messo il banner su questo blog.

Dice: “Che non sei d’accordo?”

Per carità. Tutto sacrosanto, però ci sono un paio di cose della faccenda che mi hanno inquietato.

La prima, di un’ovvietà scandalosa ne convengo, è che la denuncia provenga da un outsider, da un uomo di spettacolo. La seconda, forse un po’ meno ovvia, è che si tratti di un uomo solo contro tutti.

Ora, lo so che Grillo non è più solo un comico da qualche anno a questa parte. E il lavoro svolto da questo signore meriterebbe di stare sui libri di storia.

Detto questo, la sua è una voce solitaria. Ed è comunque sempre e solo la sua.

Insomma, mi sarebbe piaciuto di più se intorno a lui si fosse creata una comunità (trecentomila persone – tante sono state le firme raccolte nel V-Day - ne formano una di tutto rispetto). E che questa comunità avesse cominciato a pensare e muoversi con le proprie gambe. Senza più bisogno del leader, che in un Paese come il nostro è sempre una figura problematica (lo so che sono quelli senza capelli, di leader, a dare problemi, e Grillo, bontà sua, fa ancora concorrenza a Branduardi, però…).

A costo di apparire più veterocomunista di quello che sono, dico che indignarsi è uno straordinario punto di partenza.

Però poi occorrerebbe fare.

E a fare (ma soprattutto a decidere) è sempre meglio essere in tanti che uno solo.

Una volta la chiamavano democrazia…

A dirla tutta, però, quello che mi ha fermato sulla strada della firma in piazza sono state le parole di Costanzo, intervistato in merito all’iniziativa.

Disse l’ex massone piduista parlando dalla TV: “Quella di Grillo mi sembra una pensata straordinaria, l’ho sottoscritta, e se fossi più giovane scenderei in piazza con lui”.

Ecco, vedere la propria firma accanto a quella di un vecchio amico di Gelli su un documento pubblico è un po’ troppo per un ragazzo all’antica come me.

È una sorta di campanello d’allarme. Se ora anche i vecchi tromboni da Prima Repubblica, gli stessi che neanche trent’anni fa si trovavano la sera, in grembiule e guanti bianchi, a fantasticar di golpe e nuovo ordine mondiale, si affrettano a salire sul carro del vincitore (il successo di Grillo è indiscutibile), significa che quel carro, ancor prima d’essere partito, rischia di fare una brutta fine. Quella che hanno fatto tutti gli altri.

E qui si torna al discorso della mobilitazione collettiva.

Churchill diceva che il potere corrompe. E che il potere assoluto corrompe assolutamente.

È innegabile che chiunque (anche con le migliori intenzioni), insieme a una grande visibilità si porti a casa lo spostamento dell’attenzione da quello che dice a chi lo dice.

Il fatto che la gente ti ascolti e ti venga dietro è una bella responsabilità. Nel microscopico lo vede chiunque abbia un blog (sottoscritto compreso): tu scrivi, la gente ti risponde. Se molta gente è d’accordo con te, è molto probabile che tu venga indicato come simpatico a terzi. Se fai di tutto per inimicarti il prossimo, prima o poi girerà la voce che sei uno stronzo.

Immaginatevi, dopo tutto ‘sto marasma, cosa c’è sulle spalle di Grillo.

Diventare il portavoce dell’incazzatura di un paese contro la classe dirigente può trasformare questo brillante signore di mezza età in quello che non ha mai desiderato essere: un simbolo.

E i simboli, si sa, prima finiscono sulle magliette, e poi sulle schede elettorali.

Grillo ha fatto la sua parte.

Ora è tempo di farsi da parte

È tempo per la comunità creatasi intorno a lui di fare da sola. Di eleggere i propri rappresentanti (fosse anche solo per andare a tirare le uova ai rammendatori d’arazzi di Palazzo Chigi, quelli da 3000 e passa euro al mese per quindici mensilità).

Perché è sempre meglio decidere dal basso chi comanda che ritrovarsi un leader apolitico che finisce per candidarsi alle elezioni. E non fate quella faccia, succede di continuo: Di Pietro, Berlusconi… Do you remember?

Io lo so che Grillo è di un’altra pasta, ma non si sa mai…