DA DOVE VENGO IO - CENT'ANNI vol.1

mercoledì 2 luglio 2008

La calata del bolognese: Wu Ming 4 live in Milan. C’era anche il Sarassone

Giornata deja vu quella di ieri. Per luoghi ed orari, innanzitutto.

Alle 18.30 andava in scena la prima (e unica) data milanese del tour di presentazioni di STELLA DEL MATTINO, il romanzo solista di Wu Ming 4. Il luogo (e l’orario) erano gli stessi della presentazione di Al diavul, il romanzo di Bertante uscito di recente per Marsilio. L’altra volta a introdurre l’autore c’erano due leggente viventi: Genna e Scurati.

A questo giro, per una curiosa legge del contrappasso, a presentare Federico Guglielmi (WM4) proprio Alessandro Bertante, in compagnia di Luca Crovi, deus ex machina di Tutti i colori del giallo.

Potevo forse perdermi una ficata del genere? Assolutamente no.

Ed ecco che all’alba delle cinque meno un quarto del pomeriggio mi ritrovo a girare come un pazzo nei dintorni della stazione di Novara, in cerca di un parcheggio che non c’è.

Trenta gradi all’ombra e cinque minuti alla partenza del treno mi convincono a lasciare la vettura in zona disco orario: tecnicamente la mia sosta sarebbe dovuta durare mezz’ora.

In pratica la macchina ce l’ho lasciata fino all’una e mezza di notte.

Salto trafelato sul convoglio, smadonnando per la multa che certamente troverò al mio ritorno, e nel contempo fibrillando per lo show che sto andando a godermi.

I presupposti per un vero spettacolo ci sono tutti: la sera prima mi ero scambiato qualche sms con Giuseppe Genna e il maestro mi aveva confermato che ci sarebbe stato anche lui (dal momento che WM4 avrebbe dormito a casa sua). Con buona probabilità ci sarebbero stati anche Eva e Franco Mattes, gli 01.org, ormai di stanza a Milano da dieci giorni dopo un lungo peregrinare tra New York e l’Olanda (avevo avuto la soffiata con un giro di mail, ma non ero sicuro che li avrei beccati).

E poi figurati: alle presentazioni dei Ming c’è sempre il pienone. Vuoi che se fanno una cosa a Milano non ci sarà il gotha della scrittura meneghina?

Arrivo in Centrale, faccio il biglietto di ritorno, compro due ticket per il metrò.

Siccome sono un vero cittadino del mondo, non ho certo bisogno della mappa per orientarmi nella giungla metropolitana milanese. E quindi monto sul primo treno in arrivo, cambio a Cadorna e finisco in un posto che non c’entra una mazza con quello in cui sarei dovuto andare.

Fermata Buonarroti; sarei dovuto scendere a Wagner.

Oddio, non è che ci sia questa distanza abissale da Piazza Wagner a Viale Buonarroti.

Solo che io devo andare in Piazza Piemonte, porcaccia la pupazza.

Allora mi affido all’istinto e percorro cinquecento metri buoni sudando ogni traccia di sali minerali presenti nel mio corpaccione sulla camicia azzurra (anche tu, però… c’è da camminare e metti la camicia azzurra?).

Arrivo a un’edicola, chiedo delucidazioni all’edicolante simpatico come un dito in un occhio e quello m’illumina su una verità incontrovertibile: se avessi camminato per mezzo minuto dalla fermata nella direzione opposta sarei già arrivato da un pezzo.

Ringrazio e riprendo a correre. A rebour.

Sei e trentacinque, qui finisce che mi perdo l’inizio.

La Feltrinelli, finalmente.

Io assomiglio al cassiere della pubblicità del Till – flai, ma mi faccio coraggio e mi precipito all’interno.

Ci sono tutti, ma proprio tutti.

Crovi, Bertante, Biondillo, Genna, gli 01.org, il mio amico Antonio Talia (che scrive per UWS e vive a Pechino, ma guarda caso è in Italia e ha fatto un salto)...

Pare sia passato anche il Paolino Roversi ma io non l’ho visto.

E poi c’è lui, mr. Wu Ming 4.

Ora, un attimo di attenzione, prego.

Chi mi legge da un po’ sa perfettamente che tipo di ammirazione nutra per il collettivo bolognese.

L’ho scritto ovunque, persino nel mio libro: senza i Wu Ming, Genna ed Evangelisti, io non avrei nemmeno pensato di fare questo mestiere.

Ora, però, con Genna ed Evangelisti l’empasse del vis à vis è stato minore: in rete circolavano foto loro. E da qualche parte si potevano recuperare anche dei clip audio.

Una mezza idea di chi mi sarei – fisicamente – trovato davanti me l’ero fatta.

Coi Wu Ming, you know, la cosa non è possibile. Non si fanno fotografare e, se pure ogni tanto capita di sentirli alla radio, è difficile immaginarsi una faccia col solo ausilio della voce.

Bene, io non posso dire nulla dei numeri 1,2,3 e 5 del collettivo bolognese, dal momento che non li ho mai incontrati. Ma per quanto riguarda Federico, vi posso assicurare che vale quello che dice Guccini a proposito del macchinista ferroviere della Locomotiva: “gli eroi son tutti giovani e belli”.

Federico Guglielmo è alto, bello e preparatissimo.

E se ora sta leggendo queste righe, ci metto dei soldi che mi sta dando del busone.

Credetemi, è davvero così (nel senso che lui è un bell’uomo, non che io sono un busone. Eccheccazzo!)

A testimonianza del fatto, il nugolo di lettrici e fan che l’hanno circondato non appena si son spenti i microfoni.

Durante la presentazione si parla di New Italian Epic, di mitopoiesi, di eroi caduti.

Io chiedo se si sia reso conto del percorso compiuto da Q a Stella del mattino, dell’evoluzione della mitologia wuminghiana, e Federico mi risponde che il concetto stesso di eroe è cambiato in nove anni e molte pagine.

Il capitano Gert dal Pozzo era, bene o male, il last man standing degli hard-boiled, dei western. Lawrence, in SdM, è qualcosa di più, qualcos’altro. Non è solo un sopravvissuto. Finisce per diventare persino l’antagonista di se stesso. Del proprio mito.

Io intasco la risposta e penso che questi ragazzi hanno davvero lasciato il segno nella storia della letteratura.

A bocce ferme agguanto una birra, mi metto diligentemente in coda per scroccare l’autografo e dono a WM4 i primi due numeri di UWS.

Lo spaccio di UWS prosegue: uno a Crovi, uno a Antonio, uno agli 01.org… Finiti! In un battibaleno.

Ancora qualche minuto di cazzeggio (una chiamata a casa alla mogliettina e un’altra al mio amico Luca, che ha dato buca alla serata ma è giustificato: è uscito con una bella ragazza. Ubi maior…) e poi si va a cena.

Ci si ritrova tra pochi intimi. Stesso ristorante dell’altra volta (in zona conosciamo solo quello), formazione leggermente mutata: Genna, Bertante e WM4 tre punte assolute, Eva (un’amica di Alessandro e Giuseppe) a centrocampo; il Sarassone tra i pali.

Pizza al crudo, birra media, caffè e grappa.

Atmosfera rilassatissima e discorsi da paura: ancora si tira in mezzo il NIE (giustamente), si discute di Nancy Nicholson, del romanzo di Lucarelli (che si chiamerebbe L’ottava vibrazione, ma che tutti iniziano a chiamare La quinta vibrazione vai a sapere perché. E La quinta vibrazione rimane…) e di Al diavul.

E più ascolto quello che hanno da dire i ragazzi, più mi rendo conto di che libro della Madonna abbia scritto Bertante.

A proposito, leggetelo. Che poi ne parliamo.

Conto, sigaretta, abbracci e strette di mano.

Sono le undici e mezza, gli 01.org chiamano sul cellulare di Federico: “Abbiamo appena buttato la pasta. Siamo da amici, ci raggiungete?”.

WM4 sorride: “Gli artisti…”

Non ho idea se il gruppo vada a farsi lo spago di mezzanotte; io monto sul metrò e prima dell’una e venti sono a casa.

Felice come una Pasqua.

Un’ombra di tristezza mi attraversa quando lumo la mia macchinina abbandonata nel parcheggio temporaneo.

Mi avran fatto la multa. Di fisso.

Beh, chi se ne frega? È stata una serata magnifica.

Arrivo trafelato allo sportello: spizzo il lunotto anteriore, quello posteriore.

Nisba. Nada. Niente di niente.

I vigili mi hanno graziato.

Davvero una serata speciale.

Una di quelle che non ti scordi più.