DA DOVE VENGO IO - CENT'ANNI vol.1

lunedì 28 febbraio 2011

Clandestina vs Slittamenti: microcronaca di una due giorni romano orbetellana hardcore

Cari amigos vicini e meno vicini,
è da un po' che non scrivo una microcronaca di una trasferta, ma questa volta non posso sottrarmi dal momento che l'ottimo Fernando Quatraro, a.k.a. Mister Effequ, me l'ha esplicitamente richiesta. Dunque, siori e siore, allacciate le cinture: si parte con il racconto sincopato di una due giorni tosco-laziale di assoluto profilo hardcore.

Giovedì 24.02.11
Partenza con calma, verso le 11.30. Sveglia comunque presto: ormai i ritmi imposti dal giovane Albertino sono marchiati a fuoco nel dna del papà e di dormire oltre una certa non se ne parla. Viaggio fichissimo col sole, i miei nuovi occhiali scuri da 7 euro e i Dropkick Murphys a palla. Alla vista del mare, poco prima di Genova, quasi mi commuovo.
Caldissimo dentro l'abitacolo, ma fuori c'è una sorpresa. Approdato ad Orbetello, mi aggiro come uno zingaro (per niente felice) per il parcheggio, sferzato da una tramontana polare in cerca del parchimetro, salvo poi scoprire (dopo averlo misurato a falcate in lungo e in largo. Il parcheggio, non il parchimetro.) che il parchimetro non c'è. L'hanno sfasciato i vandali. E il sindaco non l'ha mai rimpiazzato, tanto sta in campagna elettorale.
Ah ecco.
Anyway, in qualche modo parcheggio, cavo la valigia e mi precipito in casa di Fernando. Ad attendermi, sua moglie Susanna, gentilissima come sempre, che mi offre un caffè e una fetta di torta a dir poco deliziosa. Verso le otto arriva anche Nando, nel frattempo io leggiucchio il nuovo Ammaniti. Cena da Francesco, il figlio primogenito di casa Quatraro. Primitivo del Salento in abbondanza, risate e vento freddo che entra dalla finestra ogni volta che ci fumiamo una paglia.
Talisker prima di dormire in un pub scavato nella roccia.
Termino Ammaniti (Io & Te è anche un bel libro, niente da dire. Però, mannaggia, non vale i soldi che costa. Con che coraggio me lo vendi a dieci sacchi? L'ho letto in due ore...)
Notte gelata nella stanza più esposta alla tramontana di tutta la casa.

Venerdì 25.02.11
Sveglia presto (ormai sono insonne, ve l'ho detto), colazione pantagruelica, doccia e via! Si parte direzione Roma. Viaggio tranquillo e rilassato, la compagnia di Fernando è sempre favolosa.
La Capitale ci accoglie luminosa e fredda da morire che è l'una passata. Si parcheggia dalle parti di Ponte Sisto e ci si fionda da Augustarello per un piatto di cacio e pepe come Cristo comanda.
Augustarello è imbottito di gente. Poco male, si va dal Moro.
Amatriciana, cacio e pepe, vino della casa, caffè, grappa. Per un prezzo con cui a Milano non ti compri un paio di Negroni sui Navigli. Due passi a Trastevere, caffè da Bibli, quattro passi prima della presentazione, una coca da Friends e finalmente si fan le sei e mezza.
La presentazione avrà luogo in un locale molto cool: il MOOD CONTEMPORARY CLUB.
Ci arriviamo insieme a Federico di Vita, uno dei curatori di Clandestina, che nel frattempo ci ha raggiunto. Fede è tipo giusto, è un piacere conoscerlo e bere qualcosa insieme.
Mentre ci scoliamo del bianco e della birra, arriva il pubblico della serata, quasi esclusivamente femminile. Sala piena, solo psoti in piedi (sala piccina, va detto. Ma son comunque soddisfazioni...)
Presentazione che fila liscia, auditorio attentissimo e parecchio preparato: un grande piacere.
Nota di merito ad Andrea Buoninfante, uno degli autori più in gamba di CLANDESTINA (nonchè del romanzo LA CALATA DEL SANTO A TRE GAMBE) e straordinario affabulatore. Citazione da dieci e lode: "Perchè voialtri nun l'avete capito, ma a me scrive me rompe li cojoni..."
Tutti in piedi sul divano.
Ancora una birretta post-presentazione, qualche trancio di pizza al volo, due chiacchiere con gli amici e poi è ora di andare.
Arrivo ad Orbetello due ore più tardi. Io e Fernando ci perdiamo anche dalle parti dell'Eur. Ma con classe.
Nella mia stanza ci pattinano i pinguini. Indosso una tuta e tre maglioni e mi metto a letto a leggere ACCIAIO di Silvia Avallone. Ma sapete che non è male? E io che che come un babbo di minchia, per dar retta ai pregiudizi, non l'avevo ancora sfogliato.
Forse sto invecchiando. A trent'anni suonati riscopro i best seller.
Alle due nanna e arrivederci (arrivederci Roma. E' il caso di dirlo).

Sabato 26.02.11
Sveglia sempre presto (8.30. E mi sembra di essermi alzatoalle 11.00. Fate conto che sono andato a letto alle due passate...), doccia, valigia, saluti a Fernando e Susanna e partenza.
Strada triste e monotona. Poco sole, molto vento. Panino in autogrill. Freddo come le brioches di "Nel nome di Ishmael".
Arrivo a Novara nel primo pomeriggio e giro in centro con la famiglia.
Sera con amici (e molti, molti bambini!). Il mio Albertino crolla verso le dieci. Gli altri papà mi tengono compagnia cullando i propri lattanti che proprio non hanno nessuna intenzione di abbioccarsi. Beviamo bourbon del Kentucky, nel frattempo. Un sacco di bourbon del Kentucky. Le mamme, in cucina, chiacchierano in libertà. A mezzanotte tutti a nanna, per cortesia. Che ho 1200 km sulle spalle. Arrivederci core.
Roma è sempre Roma.

domenica 20 febbraio 2011

Clandestina (Effequ 2010): ingannevole e sublime


CLANDESTINA, l'antologia di racconti a cura di Federico Di Vita ed Enrico Piscitelli uscita qualche mese fa per Effequ, è un testo ingannevole. Sublime ed ingannevole.
Dal titolo e dalla copertina ci si aspetta una raccolta di racconti "migranti", una serie di testi sull'emarginazione che qualunque straniero subisce quando decide di lasciare il proprio Paese d'origine. Non per diletto o per legittima voglia di scoprire il mondo. Ma per fame, per povertà, indigenza, mancanza di futuro. Ci si attende, scrutando la copertina bianco-rosso-nera, che questo libro parli della proverbiale "ricerca di fortuna", con tutto il doloroso bagaglio che questo tipo di viaggio si porta appresso.
E quando s'inizia a leggere, almeno per un paio di racconti, la sensazione è confermata. L'apertura è affidata al bellissimo e tagliente Luoghi comuni e feroci di Federico Longo, una collezione delle porcate che gli italiani s'infilano in bocca quando parlano di stranieri, di migranti, di extracomunitari:
Se vengono qui devono rispettare le nostre regole, prova tu ad andare a delinquere a casa loro e vedi che fine fai!
Io non sono razzista, e quelli che vengono qui a lavorare mi stanno bene, ma che non si azzardino a pretendere tutele, diritti, buste paga in regola o sicurezze sul lavoro! Io gli faccio un favore ad assumerlo e il negro che fa? Se si spacca un braccio in cantiere vuole andare all'ospedale e mettermi nella merda... ma siamo impazziti?!?

E via discorrendo.
La seconda storia (Venerdì, di Davide Martirani) cavalca più o meno la stessa onda, ribaltando il punto di vista e shiftando l'ambientazione di parecchi chilometri.
Ma quando s'incappa nel terzo racconto - Cinquantuno di questi giorni, di Francesco Sparacino - l'inganno è finalmente svelato: weirdness e teatro dell'assurdo s'impastano a una storia d'emarginazione à la Benjamin Button. Al posto di un giovane vecchio c'è un bimbo che cresce troppo in fretta, che brucia le tappe per diventare uomo nel giro di qualche giorno, che consuma la propria esistenza di fronte a un televisiore che non è lo schermo del mondo, ma solo dell'ennesimo inganno.
La trappola della comunicazione, la gabbia mediatica che serra e avvinghia il Paese imbottendogli la testa di stronzate è uno dei possibili file rouge della clandestinità dell'esistenza che l'antologia suggerisce. La cattiva maestra popperiana, latrice di un'immagine falsa e patinata del baraccone italiano, torna spesso nel testo, e anima pezzi forti e crudi come il racconto finale, La ruota della fortuna di Angelo Calvisi.
Ma ci sono altre strade per raccontare la diversità: particolarmente degne di nota sono quelle intraprese dalle uniche due autrici della raccolta, Ilaria Giannini e Matilde Quarti.
Giannini dipinge nel suo Bianca l'alienazione ripiena di vita di una gravidanza indesiderata, portata addosso come un cappotto a Marrakech in pieno agosto.
Quarti graffitta in pointillisme la diversità di Beatrice: sognatrice malata ad occhi aperti, artista dell'equivoco visuale, povera milanesina tutta sola.
Il resto della raccolta è un potente volo d'uccello su mondi altri, a volte visionari e semplicemente folli e fantascientifici (Guardatelo, Marco Maccio di Giacomo Buratti, Il crudele apprendistato di Vero Almont di Ernesto Baj, La svastica sul petto di Marco Montanaro), altre volte effimeri, strepitosi, deliziosamente letterari (La Madonna dei Nascosti di Andrea Buoninfante), altre ancora crudi come mezzo chilo di carne umana (Il sopralluogo, scritto col metodo SIC - Scrittura Industriale Collettiva, e Marta di Alessandro Romeo).
CLANDESTINA è un testo ingannevole, ve l'ho detto. Ingannevole e sublime.
Perchè promette di raccontarvi lo straniero, il diverso, l'altro. E finisce per raccontarvi la parte peggiore di voi stessi.

giovedì 3 febbraio 2011

Libri nuovi, vecchi, già letti e ancora da scrivere

Primo post dell'anno in ritardo funambolico rispetto al solito. Se continua così, persino il buon proposito di un post al mese va a farsi benedire. Comunque, bella gente, non scrivo per lamentarmi, ci mancherebbe. Qui succedono un sacco di cose belle e tra i progressi di Albertino e un mare di nuovi lavori interssanti non ci si annoia per nulla.
Ho voglia di parlare di libri, perchè da queste parti ne sono arrivati parecchi e parecchi sono stati divorati.
Inizio con un paio di segnalazioni che mi riempiono d'orgoglio.

1. SOLDATO REGIO, la nostra graphic novel risorgimentale, è ancora in cerca di un editore. Tuttavia, fa già scalpore sul CORRIERONE!

2. Da qualche tempo, in giro per l'Europa, ricercatori, studiosi e docenti universitari hanno iniziato ad occuparsi del mio lavoro. Negli ultimi tre anni sono usciti diversi titoli che si trattavano tangenzialmente dei miei romanzi o della ricerca ad essi sottesa (tra i titoli più significativi val la pena citare L'Italie en jaune et noir di Maria Pia De Paulis Dalembert, Bombe a inchiostro di Aldo Giannulli e Librovisioni di Arduini, Barella e Simonelli).
Negli ultimi mesi, tuttavia, sono arrivati sugli scaffali due volumi, realizzati da prestigiose case editrici del Vecchio Continente (Cambridge Scholar Publishing e Peter Lang), che dedicano diverse pagine a un analisi articolata dei miei scritti all'interno di opere critiche sul giallo e il noir contemporanei.
In Uncertain Justice - Crime and retribution in Contemporary Italian Crime Fiction, Nicoletta di Ciolla dedica il capitolo Simone Sarasso and the Ethics of the Popular alle connessioni tra pop culture e il mio modo di raccontare la Storia. L'analisi è parecchio cazzuta e coglie il punto su molte questioni. Tante per darvi un assaggio, a pagina 67 Di Ciolla, Senior Lecturer in Italian presso la Manchester Metropolitan University scrive:

Giangiacomo Feltrinelli, in the character of
L'Editore, acts like Sylvester Stallone in Rambo escaping in a jungle and avoiding bullets shot at him by a James Ellroy character.

Il professor Claudio Milanesi dell'Université de Provence, nel saggio Simone Sarasso, Giangiacomo Feltrinelli e il New Italian Epic, contenuto all'interno della raccolta Memoria in Noir - Un indagine pluridisciplinare, a cura di Monica Jansen e Yasmina Khamal, spinge l'acceleratore sulla mitopoiesi dell'Editore.

Sono davvero lusingato di questi due contributi, usciti a così breve distanza dalle mie conferenze americane del novembre scorso. Sembra che il filo che mi lega ad alcuni ambienti accademici internazionali (Aix En Provence, York, Wellesley, New York, Toronto) crei piccoli circoli virtuosi.

E a proposito di cricoli virtuosi (e di ottime idee che restano in circolo), visto che di libri si parla e visto che viviamo in tempi bui, in cui strani figuri vorrebbero vederli ardere in delittuose pire sacrificali, non posso non citare lo straordinario intervento di Valentina Fulginiti - una talentuosissima dottoranda conosciuta proprio durante il mio recente soggiorno canadese ospite della University of Toronto - sulla questione #rogodilibri. Il post di Valentina, prontamente mirrorato su Giap! riassume la questione in modo impeccabile.

Libri, si diceva. Libri letti.
Ce n'è giusto un paio su cui vale la pena di spendere qualche riga:

Lapponi e criceti di Nicoletta Vallorani (Ed. Ambiente - Verdenero Romanzi) è un libro gustosissimo. A metà strada tra Pennac e Benni prima maniera, racconta la Milano dell'Expò e della selvaggia bolla edilizia attraverso la voce squillante di Zoe Libra, detective spazzina prima moribonda e poi morta del tutto, che si aggira in compagnia della sua curiosa famigliola d'un tempo in sembianze ectoplasmiche. Bei personaggi e bellissima scrittura, Lapponi e criceti è uno straordinario esempio di letteratura civile. E insegna una grande lezione a chi la penna o la tastiera la usa per mestiere: a volte servono parole leggere e storie volatili come fantasmi per prendere a schiaffi il reale. A volte una risata rifila cicatrici più profonde di un serramanico arruginito. Leggete di Zoe. E, se vi capiterà di passare per Milano, non guarderete più i cantieri che sfigurano la città con gli occhi di prima, ve lo assicuro.

Sopravvissuti di Matteo Cortini e Leonardo Moretti (Ed. Asengard) è un gioiello, puro e semplice. Un capolavoro di stile e ferocia che stravolge il genere survival zombie, ne ribalta le viscere dal profondo. Cortini e Moretti, autori del gioco di ruolo Sine Requie, da cui il romanzo trae ispirazione, assorbono tutti i topoi letterari e cinematografici sui morti viventi e li impastano con la calce viva del racconto di guerra. Il risultato è assolutamente abrasivo. Eccellente.
Potrei continuare a menarvela con sapide analisi letterarie, ma non è nè tempo nè luogo. Vi basti sapere che qua dentro ci sono nazisti, zombie, seghe elettriche (e che seghe elettriche!), ossa rotte, SAS, sangue a go go e persino qualche bella scopata. Non dovrebbe servirvi altro per fiondarvi in libreria, giusto?

Come sapete, la mia passione per il fumetto americano è parecchio radicata. Tipo gli arti meccanici del Dottor Octopus dopo il botto quantico...
Be', mai come di questi tempi ho avuto il piacere di leggere so many shining masterpieces.

Il quarto volume della serie SECRET WARRIORS è davvero un capolavoro. Duro e crudo, con un cuore spionistico al titanio. Fa il punto sull'onore, la guerra, il mondo di chi tira il grilletto e marcia in divisa. Chiude il ciclo di Hickman su Fury. E lo chiude coi fuochi d'artificio.

NO ESCAPE, l'ultimo hardcover di Cap, è ben fatto. Brubaker ha quasi esaurito le figurine dei supertizi del passato, ma continua a raccontare le loro storie con grande classe.

Per i collezionisti, e solo per i collezionisti, le due segnalazioni che seguono.
Sono usciti da qualche tempo questi tre volumi di cui ogni hardcore comic reader non dovrebbe fare a meno. Costicchiano, gente, che ve lo dico a fare, ma sono un fottuto investimento per il futuro: SI RIVALUTANO COME POCHI! Il primo volume di Spawn, acquistato pochi mesi fa per 150 dollari, ne vale già 600...
E poi, diciamocelo, quando li avrete in casa, non penserete più a ogni centesimo speso.
Spawn Origins Collection: Deluxe Edition Volume 1 signed & numbered (HC)
Spawn Origins Collection: Deluxe Edition Volume 2 signed & numbered (HC)
Marvel Golden Age Omnibus Vol.1 (HC)

Sul comodino ci sono un po' di libri che mi guardano. Tutti titoli interessanti su cui non vedo l'ora di avventarmi, tempo e lavoro permettendo.
Sono, nell'ordine:

L'Italia che legge
di Giovanni Solimine (Laterza), un saggio coi controcazzi sullo stato attuale dell'editoria italiana: cosa si legge, cosa si compra, cosa si stampa. E, soprattutto, chi legge cosa. Pare che sia molto divertente anche per chi non è del mestiere.
Il gran notturno di Jean Ray (Hypnos) è un classico dell'horror da recuperare. Ne hanno parlato assai bene su Carmilla.
La moschea di San Marco e La casa dell'Islam di Pierfrancesco Prosperi (Bietti) sono due romanzi ucronici i cui presupposti (l'islamizzaizone del nord-est nel prossimo futuro) apocalittici sono veramente gustosi. Prosperi e i suoi libri mi sono stati segnalati dal professor David Ward del Wellesley College (USA), a dimostrazione che la narrazione ucronica italiana ha percorso un sacco di strada e ha parecchio da dire anche oltreoceano.
Wolf Hall di Hilary Mantel (Fazi) è il vincitore del prestigioso Booker Prize edizione 2009. Il Guardian, di cui mi fido pochino, dice che questo libro "non conosce pari nella narrativa inglese". Il mio amico Davide - titolare della Libreria Therese di Torino - di cui mi fido abbestia, dice che è uno spasso e che mi piacerà assai. Effettivamente, dopo aver sbirciato un paio di pagine appena, ho una gran voglia di incominciarlo.

E per ora mi pare tutto, gente.
Un po' di carne al fuoco l'abbiamo messa. Leggete voi che leggerò anch'io. E poi, se vi andrà, ne riparleremo, sempre su queste frequenze.

P.S.
Quasi mi scordavo: ho appena finito di schedare una mezza dozzina di libri. In capo a qualche giorno, conto di finalizzare la scaletta e poi comincerò a scrivere il NUOVO ROMANZO.
Nel caso ve lo steste chiedendo: no, non è il terzo della trilogia. Quello lo comincio quest'estate.
Questo nuovo libro è qualcosa che non vi aspettate.
Qualcosa che nemmeno io pensavo di avere nelle dita. Una storia d'altri tempi.
Come dite: qualche indizio?
Quest'immagine vi dovrebbe dare un'idea abbastanza netta.