DA DOVE VENGO IO - CENT'ANNI vol.1

giovedì 9 agosto 2007

Irene Grandi e il post-berlusconismo


Non che questo blog abbia volontà di diventare un simil wittgenstein bruttarello in cui una notizia su due si parla di musica e politica (insieme).
Però questa ve la dovevo proprio dire.
A pranzo ho discusso, con una persona di cui non farò il nome per l’estremo rispetto che nutro nei suoi confronti, dell’articolo di Sofri su Bruci la città di Irene Grandi.
Sofri la magnifica come il pezzo dell’estate. A me personalmente non dice niente.
Dice poco anche al mio interlocutore. Ma non è questo il punto.
Il punto è che se ne esce con una frase del tipo: “Comunque Irene Grandi non mi piace perché bruci la città/crolli il grattacielo vuol dire “Fanculo tutti, c’è spazio solo per noi due”. E questa è una visione della vita tipicamente berlusconiana: viva la felicità del singolo, dimentichiamoci delle persone, chiudiamoci in casa al calduccio e cerchiamo di essere felici per conto nostro. E invece Veltroni (ancora lui, poverino) nella lettera programmatica ai quotidiani ha detto che la felicità del singolo non può prescindere dalla felicità di tutti.
Quindi Irene Grandi è fascista e io non l’ascolto più.
Ecco.”

Ecco…
Povera Irene e povero Walter (sempre in mezzo).
E, mi consenta, povera Italia…

10 commenti:

Anonimo ha detto...

minchia, non dirgli che Gino Paoli cantava "Quando sei qui con me/ tutto il resto non esiste più", altrimenti anche il povero Gino si beccherà del fascista!

Anonimo ha detto...

Un proverbio milanese recita:
"Pan, vin e gnocca, e s'el voeur fioccà, ch'el fiocca"
("Pane, vino e gnocca, e se vuole nevicare, che nevichi pure")

Sarà questa l'origine della "questione settentrionale"?

Associazione ImperiaParla! ha detto...

Il fatto è che quel pezzo l'ha scritto Francesco Bianconi dei Baustelle.
Ti ho incrociato con piacere su aNobii e ora su Kilombo. Com'è piccolo il web!

Simone Sarasso ha detto...

Per raser: c'entra come i cavoli a merenda, ma su Gino e il G8 devo poi dirvene una. Anzi, farvene leggere una, visto che ci ho scritto un racconto tempo fa.
Mi sa che nei prossimi giorni lo metto online...
Per primaticcio: ah, la saggezza popolare...
per ed: Bianconi, noto berlusconiano...:-)
Anch'io sono venuto a dare un'occhiata al tuo blog. Davvero bello. Specie l'articolo su Valentino. Complimenti.
Ah, sì, anobii è una delle migliori scoperte degli ultimi vent'anni. Ho conosciuto un sacco di gente!

Anonimo ha detto...

E' inutile bussare qui/Non vi aprirà nessuno/
Il mondo l'abbiam chiuso fuori con il suo casino/
Questo l'incipit di una delle tante hit del molleggiato Adriano Celentano, "Soli".
Vorremmo tacciare anche lui di essere un fascista, oltre che un servo dei padroni (vedasi "Chi non lavora non fa l'amore")?
La verità è che, a prescindere da chi sia l'autore del testo della canzone della Grandi, orecchiabile ma niente di più, ha ragione Raser: il privato ha cessato di essere politico da un bel po', sin dai tempi del riflusso (e Simone sa di cosa parlo: nel suo "Settanta" dovrà parlarne per forza...)
Indi per cui: lassate perde'.
E, se vi piacciono, ascoltatevi la Grandi, Paoli, i Baustelle e pure Paola & Chiara...

Mario Uccella

Simone Sarasso ha detto...

Paoloa e Chiara magari no.
Ma i Finley...:-)

Calcetto Popolare ha detto...

Sarasso, ma vaffanculo te e l'interlocutore. "Bruci la città" ha tutto in effetti per essere una canzone memorabile, e credo che lo sarà. Chiedi all'interlocutore poi se anche Epicuro era berlusconiano, per dire, visto che predicava "vivi nascosto".
(confesso che ho anche cercato il cd single senza trovarlo, perché la canzone m'arazza parecchio)

Simone Sarasso ha detto...

Massimiliano, all'interlocutore non riferisco ché è molto permaloso.
Sei tornato dalle (im)merite ferie?
Te la sei spassata?
Tra qualche ora (più o meno 24) tocca me, se Dio vuole...
Comunque, ho capito: la bella Irene fa strage di cuori tra i prodromi del nuovo PD (tu, Sofri, magari paice pure a Walter)...
Vabbuò, almeno so cosa regalarti a Natale (se non resisti, c'è sempre emule...)

Anonimo ha detto...

Non conosco la recensione di Sofri, cercherò di documentarmi. A me questa canzone, al primo ascolto, a partire da "nudo sul mio letto" a "non mi resta che leccare il tuo profondo amore", mi ha attraversato l'anima come una fucilata e cosa mi è rimasto? L'impressione che il testo sia il grido di disperazione che una donna costretta a vendere il suo corpo - ad esempio nella lap-dance - lancia ad un uomo che ama, ri-amata di un amore che non può realizzarsi in un progetto di convivenza, come una richiesta di aiuto, ma anche come l'offerta di se stessa così come è, appagata soltanto del fatto di non ricevere da lui un giudizio ma solo accettazione.

Simone Sarasso ha detto...

@ Wollas: ho provato a cercarti il pezzo di Sofri ma è introvabile, e wittgenstein.it non ha un motore di ricerca (mannaggia).
Ad ogni modo,più l'ascolto, meno mi convince. E dire che anni fa l'ascoltavo volentieri, la bella Irene. Sono andato anche a un concerto...
Che ti devo dire: non tutte le ciambelle...