DA DOVE VENGO IO - CENT'ANNI vol.1

mercoledì 25 luglio 2007

Confine di Stato: i contenuti speciali

Nella transizione dal mio primo editore (Effequ) a quello attuale (Marsilio), il mio romanzo è notevolmente migliorato. Con la nuova edizione mi è stata data la possibilità di pubblicare la versione che io definisco director's cut.
La differenza tra le due pubblicazioni è di un centianaio di pagine all'incirca. Parecchie se contate che nel volume Effequ il testo del romanzo vero e proprio terminava a p.313 (delle 384 totali). Le restanti pagine erano occupate dalla sezione CONTENUTI SPECIALI.
Siccome il romanzo era graficamente e strutturalmente impostato come un dvd, pareva logico terminare con una sezione di extra. Al suo interno c'era tutta una serie di vere chicche: il trailer a fumetti, uno spin-off (un racconto cresciuto sulla corteccia del romanzo in fase di stesura) e un "dietro le quinte".
Proprio per poter pubblicare queste parti (senza trasformare un'opera prima in un polpettone di cinquecento pagine) si decise, allora, di sacrificare un po' il testo del romanzo.
Di quella scelta mi sono un po' pentito negli anni, tant'è che non ho voluto commettere lo stesso errore con Marsilio.
I contenuti speciali sono stati esclusi dal volume e hanno avuto vita propria in rete.
In questa nuova sezione del blog (didascalicamente intitolata CONTENUTI SPECIALI. Da queste parti abbiamo fantasia da vendere, manco pe' gnente faccio lo scrittore...) li raggrupperò un po' per volta, rendendoli disponibili per il download.
Si parte con l'unico testo che non è ancora circolato sul web. Un quasi inedito.
E' Oltre il confine - Dietro le quinte di CONFINE DI STATO. In questa lunga autointervista svelo a uno dei miei personaggi parecchie cose sul romanzo. Di alcune di esse, particolarmente legate alla poetica dell'opera (la funzione didattica di un certo tipo di letteratura nera o il ruolo del cattivo bidimensionale) ho già tangenzialmente discusso in alcune interviste e nel pezzo su Pete B. di qualche giorno fa.
Ad ogni modo c'è molto altro. E credo che, se riuscirete a perdonare il tono (volutamente un po' troppo) sopra le righe, troverete un'analisi puntuale, obiettiva e sufficientemente lucida del mio lavoro.
Oltre il Confine doveva uscire su Castlerock.it, ma sono intercorsi alcuni guai tecnici che ne hanno ritardato la messa online. Quando figurerà anche là, non temete, ne darò tempestivo avviso.
Per ora lo trovate qui.
Buona lettura.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Simone, ti lascio un post qui perché non conosco la tua email. Puoi cancellare pure il post dopo averlo letto, non lo posto qui per passare ai posteri.
entrando nel merito, ho appena finito di leggere il tuo libro. Complimenti!
veramente bello, forte, intenso, mi ha ricordato i primi Wu ming, i migliori. Proprio per questo ti scrivo: non fare la loro fine. Voglio dire, loro sono bravi, impegnati, interessanti, i primi libri sono stati dei capolavori, ma ad un certo punto hanno cominciato a scrivere roba sempre + lunga, difficile da seguire, che richiede un grosso impegno... insomma, han cominciato a rompere 1 pochettino i maroni....
Sarà che ho 13 anni + di te, e la pazienza la perdo prima... ma anche tu dici che la tua opera non è un libro di storia, e io estendo questa affermazione, dicendo che i libri, certi libri, i libri di narrativa, si comperano (nel mio caso, si ordinano alla biblioteca, che ha un bilancio ben messo) per divertirsi.
E' vero che io mi diverto da matti anche a pompare sui pedali della mountain bike per ore, quindi il divertimento non è staccato dalla fatica... unica cosa che mi sento di chiederti: hai fatto un libro perfetto, come equilibrio tra divertimento, impegno intellettuale, "funzione didattica" (certe cose si sanno, ma è bene farsele tornare in mente ogni tanto). Visto che mi pare ti stia arrivando il successo, non montarti la testa come hanno fatto i Wu Ming, non cedere alla tentazione di diventare complesso e cervellotico: pensa sempre che scrivi per qualcuno, che questo qualcuno è quello che ti paga, e che non è bello rompergli i maroni con libri sempre + complicati. Per te è un lavoro, hai il tempo e lo spazio mentale per farti tutte le mappe che ti servono, per il lettore si tratta delle due ore alla sera che toglie al sonno per leggersi un libro che gli piace.
Mi piacerebbe tornare a leggerti, ma senza gettare la spugna ad un certo punto come mi è capitato con i WM.

Aspetto il prossimo.

p.s.: se vuoi rispondermi,
tommasi punto rollo chiocciola gmail punto com (non so se riconosci la citazione... :-) )

ciao, e ancora complimenti per il libro

Simone Sarasso ha detto...

Caro Rollo,
apro con le parole dell'eterno Jack Vincennes strizzando subito l'occhio al tuo nick:

Rollo Tomasi... Rollo was a purse snatcher. My father ran into him off duty. And he shot my father six times and got away clean. No one even knew who he was. I just made the name up to give him some personality... Rollo Tomasi's the reason I became a cop. I wanted to catch the guys who thought they could get away with it. It was supposed to be about justice. Then somewhere along the way I lost sight of that.

Espletata la fase in cui tiriamo fuori i documenti, corro difilato a risponderti.
Condivido al cento per cento quello che dici sul carattere d'intrettenimento di un romanzo. E sul fatto che l'acquirente, il lettore finale (il nostro datore di lavoro), abbia diritto a del sano spasso.
Questo indipendentemente dal doppio fondo dell'opera e dai contenuti che l'autore ci vuol mettere in quel doppio fondo.
I nostri sforzi dovrebbero canalizzarsi in quella direzione, ossia di rendere "user friendly" tematiche che di per sè sono molto complesse.
Non condivido appieno quello che dici sui Wu Ming (Manituana mi piace assai), ma capisco cosa intendi.
"Q" è uno straordinario esempio di romanzo in cui il doppio fondo storico esplode da quanto è zeppo (Riforma, Controriforma, Anabattismo, i Fugger, ecc..), ma ciò che arriva all'utente finale va dritto al cuore, non si trascina, non spacca i maroni.
"Q" è azione pura dall'inizio alla fine. E questo, a mio modestissimo parere, è un pregio.
Manituana ha un impatto diverso sul lettore (almeno l'ha avuto su di me). Si fatica parecchio prima di arrivare al cuore della storia, al messaggio che ti si cuce addosso e non ti lascia più.
Detto questo mi sembra comunque uno straordinario modo di raccontare l'America. Uno straordinario modo di raccontare l'avventura vecchio stile (Ken Parker che Clint Eastwood).
Riguardo al mio modo di scrivere - mai dire mai, per carità - ma non credo di correre simili rischi.
Perchè la mia preoccupazione, quella che io chiamo la funzione "didattica" della scrittura, non si regge senza l'azione. E' un limite della mia scrittura (pendo molto di più dalla parte dell'azione che da quella della caratterizzazione dei personaggi).
E poi, te lo dico sinceramente, il lettore è sempre la mia prima preoccupazione. Perchè io sono prima di tutto quello, un lettore.
E se, come dici tu, mi spacco i maroni, il libro lo chiudo e non lo consiglio.
Ipso facto, con tutte le attenuanti del caso, darei un mignolo per un decimo del talento di quei cinque ragazzi bolognesi...

Spero d'averti risposto in maniera comprensibile (il caldo potrebbe aver mandato in pappa qualche neurone...)

E grazie per l'affetto e il tempo che hai dedicato a queste righe.