DA DOVE VENGO IO - CENT'ANNI vol.1

giovedì 25 ottobre 2007

Forse non tutti sanno che...



Anche Vallanzasca ha un blog (www.renatovallanzasca.com).
Esatto, Renato Vallanzasca (del quale, tra l'altro, nei prossimi mesi parleremo aprofonditamente...), a.k.a. Il bandito dagli occhi di ghiaccio, a.k.a. Il bel René, ecc. ecc.
Beh, che fate ancora qui? Correte a darci un'occhiata.
E, se l'argomento vi appassiona, leggetevi lo strepitoso ETICA CRIMINALE di Massimo Polidoro sulla vita e le opere di Renato.
Che ve lo dico a fare?

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Dovremmo ridere?
Piangere, stracciarci le vesti per la sorte avversa al bel Renée? Poverino, lui, la sua mamma e la sua attuale compagna, che si battono contro i mulini a vento di questo Stato di diritto che lo vuole carcerato ("Carcere che me tiene carcerato" avrebbe urlato da dietro le grate il fu Mammasantissima Mario Merola, altro personaggio dei poliziotteschi che dovresti tenere in considerazione per il tuo "Settanta" come faccio per il seguito di...).
Ci ha mai pensato alle sue vittime e ai loro parenti? A cosa questi ultimi potrebbero dire del saperlo libero?
Dovremmo poi avere pietà ed assimilare i suoi delitti alla foia delle sgallettate di Vallettopoli e dei loro protettori televisivi, o magari al signor Moggi o Fiorani, loro stessi rei confessi ed ancora a piede libero?
Io dico proprio di no, come dico di no alla scarcerazione facile di qualsivoglia delinquente reo confesso sino al giorno ultimo della loro pena, resa oggigiorno ancora più facile dalle voragini dell'attuale codice di procedura penale e da quell'orrore messo su dal cosiddetto ministro di Grazia e Giustizia e detto indulto.
Vallanzasca sta bene in galera, come ci stanno i terroristi, rossi o neri che siano (sapere che Franco Freda ha ancora la possibilità di far circolare le sue idee tramite la sua sedicente editrice di matrice erotica è francamente riprovevole)e come dovrebbero starci i delinquenti di ogni risma.
Scusa, ma su certi argomenti proprio non me la sento di provare sentimenti diversi dai miei e la pietas va a farsi benedire.

Anonimo ha detto...

Oh, a proposito:
nel caso dei delinquenti, io proprio non capisco come si possa parlare di "etica". Solo perché vivevano alla maniera "bohemienne", senza trafficare droga e tradirsi tra loro? Personalmente non avrei versato una lacrima per la loro sorte, come per i componenti della banda della Magliana, finale "romantico" del film di Placido compreso.
In un solo caso ho pianto per le vicissitudini di un criminale, ma quello era Noodles, il protagonista di "C'era una volta in America", e sai che ti dico? Il bel Renée l'avrebbe ammazzato Max-James Woods e si sarebbe ripreso Deborah.
Io no.

azzazzel ha detto...

Permettimi Mario Uccella ma il tuo discorso è vagamente generico e superficiale in alcuni passaggi, credo che al di là delle tue altre considerazioni su un eventuale " romanticismo criminale, su cui ci sarebbe da discutere in lungo e in largo, bisognerebbe limitarsi a giudicare determinate vicende umane nella loro specificità, anche per quel che riguarda il solo percorso giudiziario. Ho letto " Etica criminale " e mi è piaciuto assai. Non sarebbe male darci un occhiata se si vuole avere un idea del percorso esistenziale di Vallanzasca, il che non porta necessariamente a un assoluzione o a una legittimazione del personaggio e delle sue gesta, ma indubbiamente aiuta a comprendere meglio il quadro complessivo.

Anonimo ha detto...

Etica: concetto nel quale sono racchiuse tutte quelle azioni che per un uomo sanciscono un determinato comportamento, giusto o sbagliato che sia, moralmente accettabile o meno, secondo quelle che sono le leggi che ne scandiscono l'esistenza. E s'intendono anche quelle del vivere civile, non solo quelle legate al codice di procedura penale o civile.
Criminale è invece un reato, comune o meno, reiterato o commesso anche una sola volta, sottoposto alle leggi dello Stato di diritto e alle pene previste dai tribunali.
Non esistono (e spero non esisteranno mai) comportamenti criminali "eticamente" accettabili per la società civile. Chi commette un crimine si pone automaticamente al di fuori del vivere civile, e per quanto si possa fare per cercare di reinseire chi sbaglia nella società, una volta che abbia scontata la sua pena, ciò che ha commesso non può essere cancellato, né da colpi di spugna, né da indulti vari che tengano.
Sento sempre parlare (spesso a vanvera) dei percorsi dei criminali e del fatto che se non fosse stato per le cattive compagnie, per l'ambiente sociale in cui si è cresciuti, etc. etc. non si sarebbre intrapresa la carriera criminale, ma bensì ben altra strada. Io la penso diversamente, e forse sarà per l'anima da questurino che è in me, o forse per essere cresciuto in un periodo, quello degli Anni di Piombo, in cui prendere una strada sbagliata significava finire in una fogna con un ago piantato nel braccio o in un collettivo politico che per il "bisogno di comunismo" avrebbe deciso che solo le armi avrebbero potuto risolvere le cose...
Ho preso un'altra strada, l'ho decisa io, giusta o sbagliata che sia lo saprò quando me ne andrò all'altro mondo, dopo averla seguita sino in fondo, come ha fatto il bel Renée, ma nessuno mi dice che io debba mostrare comprensione per chi ha deciso d'imbracciare un'arma per risolvere i suoi problemi invece che affrontarli combattendo il sistema dall'interno.
I banditi gentiluomini sono roba da romanzo d'appendice ottocentesco e non certo applicabili alla mala del Brenta italiano anni '50.

AzzaZeL ha detto...

Perdonami, la mala del Brenta risale agli anni 80 ma questo è un dettaglio...volevo dirti..niente, vorrei farti capire che non c'è niente di giustificativo nel voler conoscere i diversi aspetti di una vicenda umana e criminale, meno che mai penso che sia unicamente il contesto o le " cattive compagnie " a creare certe situazioni. Comprensione, che tu giustamente dici che non ti senti di dare, non è sinonimo di giustificazione.
Così come il termine Etica non è qualificabile secondo schematizzazioni manichee dove i significati di bene e di male sono marcatamente stabiliti senza sfumature, in questo senso l'accostamento " Etica criminale ", seppur paradossale, ha una sua logica. E questa risalta ancora di più se si legge il libro.

Anonimo ha detto...

Hai ragione. Ho confuso il bel Renée con quell'altro gentleman di Felice Maniero, un altro che voleva vivere alla grande, tra donne, bische, rapine e pistolettate.
Non che invertendo l'ordine dei fattori il prodotto non cambi.
In quanto al mio personalissimo modo d'intendere l'etica, sarà che forse il mio essere bilancia, mi mette sempre nella condizione di voler soppesare le azioni altrui con il misurino e di non distinguere le cose e le persone, in bianco e nero, niente spazio per le sfumature di grigio, che pure ci sono, ma che per i casi di questi signori io non riconosco. Sarà manicheo finché vogliamo, ma è sempre stato così.
Con questo, la diatriba finisce qui, almeno per me.

Anonimo ha detto...

Sicuro che "Etica criminale",abbia ricostruito la verità ? Si tratta solo della verità di un assassino e nulla più. Si, chiamiamolo con il suo vero nome ASSASSINO...alis R.V.oops, dimenticavo, grazie a lui le mie figlie sono orfane, io sono vedova e lui, ad ogni intervista, orgogliosamente non si pente. Si vergogni lui e si vergogni chi gli da spazio.