Riprendere le fila di un discorso lasciato indietro centinaia di chilometri fa non è facile.
Non è facile perché i ricordi son leggeri, si sfilacciano in fretta e andarli a riprendere, fissarli a posteriori, è sempre un casino. Ad ogni modo, bella gente, ci proviamo.
E vediamo che succede.
Prima fermata: REGGIO EMILIA – 16 giugno 2009
Corre il giorno 16 di giugno e la temperatura, anche alle prime luci dell’alba, è torrida.
Mi sveglio, mi colaziono come si deve, preparo la valigia e un paio d’ore dopo pranzo sono già in strada. All’altezza di Piacenza, il termometro della macchina, nonostante la velocità e il condizionatore a palla, segna 36 gradi… ci si squaglia…
Mollo la macchina a Reggio in piena zona traffico limitato senza rendermene minimamente conto. Guadagno la via dell’hotel a grandi passi e alla reception un corpulento portiere (coi capelli di Ivan Zazzaroni) mi consegna un pass per la ZTL e mi intima di correre a piazzarlo sull’auto, o i vigili urbani ne faranno scempio.
Mi affanno, mi scapicollo, mi affretto, ed arrivo giusto un secondo prima del cappelluto tutore dell’ordine.
Pericolo scampato…
Torno in hotel e sono l’ombra di me stesso (un’ombra sudata, ça va san dire), ma ormai è tardi: c’è giusto il tempo di una doccia veloce e di uno squillo al mio amico Paolo che è già ora di andare. Eliselle mi manda un sms e dice di aspettarmi nella piazza delle Fontane.
Io chiedo al corpulento doorman, ma dice che non esistono piazze del genere a Reggio. Lo fisso per un minuto intero come Dory fissa Marlin in Finding Nemo e poi decido che fa troppo caldo per dargli retta.
M’incammino solingo, guadagno la piazza in un giro d’angolo e, dopo nemmeno un secondo che sto al sole ad arrostirmi in attesa della padrona di casa, compare Mauro Marcialis con la sua bimba piccola.
Chiacchiere, risate e un aperitivo. Arrivano anche Paolo ed Eliselle, l’atmosfera si scalda: altro giro di bevute (per il sottoscritto e il Paolino, Eliselle niente). Mauro mi racconta qualcosa del suo nuovo libro (fichissimo!) e poi sgattaiola via, ché la bimba, come dicono a Reggio (di Calabria, però), “vuole cenata”.
Ci si dà appuntamento per dopo, al Paguro.
Rimaniamo in tre e decidiamo che è ora di mettere qualcosa sotto i denti: due passi e ceniamo in uno splendido posticino in mezzo ad antiche mura: le alici marinate hanno il loro perché e i tortelli di zucca non tradiscono.
Il servizio non è velocissimo, ma la conversazione è ottima. Per cui aspetta aspetta, non ci accorgiamo che è quasi ora di andare: paghiamo, ci alziamo e fuggiamo in direzione Paguro.
Grazie a Dio siamo i primi: la faccia è salva.
Nel giro di mezz’oretta arrivano un po’ d’amici (torna Mauro e ci raggiunge Mario Uccella) e un po’ di pubblico.
La sala è piccolina e la gente non è molta, ma capiamoci: è martedì sera e fa un caldo porco…
Lo scambio d’opinioni, però, è gustosissimo. Chiacchieriamo fino alle undici.
Poi saluti, strette di mano, qualche firma di rito e un generoso whisky offerto dalla casa.
Due passi col Paolino, ancora chiacchiere e si tira tardi. Ma non troppo, ché il giorno dopo si lavora.
Io durante la notte sono colto da invecchiamento precoce (o è semplice rincoglionimento): mi trovo in un grande e bell’albergo e potrei dormire fino a tardi – un a volta tanto – e invece alle 6.10 son già in piedi, come un anziano insonne…
Che fare? Una doccia, colazione e poi via verso casa.
Molto prima di pranzo sono a Novara. Il giorno uno si è concluso, ma il giorno due è già alle porte.
Roma mi aspetta…
Corredo fotografico (ad uso e consumo dei soli utenti facebook).
2 commenti:
La fontana c'è da poco e in effetti per tutti a Reggio quella è Piazza d'Armi.
Complimenti per i tuoi libri anche se sembra che la realtà voglia superare la tua "finzione": leggevo proprio ora sul sito di Repubblica di un agente dei servizi, con la faccia sfregiata, presente sul luogo di molti attentati di stampo mafioso negli anni '90.
@Hobba: sfogliavo repubblica.it anch'io e son rimasto di sale...
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