Gonzo Reportage chilometrico per tentare di descrivere il più minuziosamente possibile una delle esperienze più totalizzanti degli ultimi dieci anni.
È durata tre giorni, mi sembra d’averci vissuto un mese, tra quei monti.
Ma, come di consueto, andiamo con ordine.
Day 1: martedì 4 dicembre
Al duro lavoro (seeee…) fino alle 16.30, passaggio radente da casa per salutare moglie e micia e via, alla guida del potente mezzo fino a Courmayeur (non azzardatevi a chiamarla Courma che Madame Tecla Dozio potrebbe scuoiarvi seduta stante…).
Arrivo morbido all’hotel e prima avvisaglia dell’assoluta assenza di preparazione del Vostro ragazzone di provincia ai lussi del NoirFest.
In camera ad attendermi uno zaino Napapijri colmo di gadget geniali e ghiotti inviti.
Tra questi, uno recitava: CENA D’INAUGURAZIONE DEL FESTIVAL, ORE 19.45, HOTEL GRAN BAITA.
Guardo l’ora: 19.40.
Panico.
Provo a chiamare la gentilissima signorina dell’organizzazione ma il cellulare è spento.
E mò che faccio? Quello che l’italiano sa far meglio: mi arrangio.
Inforco la rombante Clio 1.2, imposto la destinazione sul navigatore, e celermente mi perdo.
Dopo diverse inversioni e indebiti sconfinamenti in altrui proprietà, finalmente arrivo di fronte all’ingresso del Gran Baita.
Momento molto western: nessuno in giro, un’altra macchina si ferma e scarica un passeggero.
Io e lo Straniero ci guardiamo per un secondo.
Mi sembra di conoscerlo.
Lo Straniero sorride.
Decisamente lo conosco, almeno di nome: è DARIO ARGENTO.
Sperduto e solo quanto il sottoscritto.
Sto per azzardare un “Maestro!” e una stretta di mano, ma i nostri cellulari suonano all’unisono.
Sono le signorine dell’organizzazione, che ci sgridano perché al Gran Baita ci siamo venuti con mezzi propri (a me: “Ma ti avevo mandato una BMW all’hotel…”; a saperlo…).
Ad ogni modo, in pochi minuti è tutto risolto e siamo a tavola: Dario al tavolo dei VIPS, io al tavolo dei “marsigliesi”. Il mio editor Jacopo De Michelis, Chiara De Stefani dell’ufficio stampa, un giornalista di Repubblica (che nessuno conosceva ma che si è rivelato uno splendido acquisto per la nostra tavolata), ma soprattutto John Vignola. John Vignola, giornalista storico de Il Mucchio, oltre ad aver fatto la comparsa in NEW THING di WU MING 1 e ad avere un nome per cui pagherei oro (non è un nome d’arte, giuro), è semplicemente un genio.
Durante i tre giorni montani abbiamo avuto modo di conoscerci un po’ e ne ho avuto la conferma.
Fatevi un giro in rete e cercate qualcosa di suo. Ve ne renderete conto anche voi.
Dopo cena, benché nessuno ne avesse veramente voglia (io ero l’unico che pogava duro), tutti a vedere l’anteprima di Hitman. Grandissimo ammazza ammazza in technicolor con sparatorie estreme e un Timothy Olyphant ingessato e legnoso come non mai. Stupendo!
Ovviamente è piaciuto solo a me. Il resto del gruppo ha rischiato l’abbiocco (gente di cultura, vai a fidarti…)
De cada manera, alla faccia delle BMW d’ordinanza, tutta la banda l’ho scarrozzata io (in Clio) dal ristorante al cinema e dal cinema all’hotel.
Il fascino delle francesi vince anche in alta quota.
Nanna per tutti e fine della prima puntata.