Trasferta atipica quella di ieri a Genova, a cominciare dalla partenza. Come al solito: ci si era organizzati per partire alle 11.00, abbiamo finito per metterci in strada alle 11.30. Con comodo…
Che vi devo dire? Alzati con calma, nutri il gatto (tonnellata di croccantini – “Devono bastarle per tutto il giorno…” -: temevo di tornare e trovarla in overdose da salmone secco), fai benzina (mica vero: c’era il pieno da giorni…).
Al casello altre due coppie d’amici vercellesi in trasferta ci aspettano scalpitanti. Un saluto dal finestrino (“Lo sapevate che oltre alla manifestazione No Global ci sono pure quella del COISP (Coordinamento per l’Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia) e un raduno ultras?” / “Ehm… A dire il vero… no, non lo sapevamo…”)
E via!
Traffico poco e scorrevole, prima dell’una entriamo in città.
Io nel 2001 non c’ero, e non ricordo lo spiegamento di forze, ma c’è da dire che colonne di dodici, quindici autoblindo della Polizia a bordo Aurelia fanno effetto.
Parcheggiamo all’Acquario e una cartello intimidatorio recita: “Fino alle 18.00 la via sarà bloccata dalla manifestazione e sarà impossibile lasciare il parcheggio”.
Poco male. Magari finisce pure che ci si ferma a cena.
Macchina mollata; obiettivo: trovare Piazza Stella.
La mia dolce metà (di solito regina dell’orientamento) elabora una gustosa teoria e in men che non si dica ci troviamo di fronte al Porto Antico (800m fuori rotta, che ve lo dico a fare?). A Fatica, tramite indicazioni e mappe di google stampate male, arriviamo di fronte al portoncino di Palazzo Stella dove l’ottimo Mario Napoli, organizzatore e presentatore della kermesse, ci attende con un sorriso.
Il tempo di registrarmi e di scroccare un bicchiere al buffet malauguratamente lasciato incustodito (l’ora di pranzo era passata da un pezzo: si può mica presentar libri a digiuno?) e ci raggiunge anche Ettore.
Ettore, amico conosciuto in rete e narratore di razza, genovese trapiantato a Milano, ci fa da guida tra i carrugi e ci porta a mangiare dell’ottima farinata all’Antica Sciamadda.
Signori e signore, se non sapete cos’è la farinata (ma pure se lo sapete e vi è venuta un’improvvisa voglia di questa genovese delizia…), date un’occhiata questo video e al primo passaggio ligure non dimenticatevi di passare da questo posticino.
Farinata, birra, crocchette di patate, un’ombra di polpettone.
Ora sì che si ragiona…
Torniamo nella grande sala dell’evento e sono in corso le premiazioni dei ragazzi che hanno partecipato al concorso IL GIALLO A SCUOLA.
Resto di sale. Solo incipit di cinquanta righe, ma quello che ascolto è roba di ottima fattura.
Penso che io a sedici anni non scrivevo così. Nemmeno per sogno.
Mario Napoli, al microfono, dice che i ragazzi, di anni, ne hanno tredici. Qualcuno quattordici.
Per un attimo penso che o mi metto al passo o qualcuno i fregherà il posto. Un paio d’anni in mano a un editor come si deve e questi ragazzi sono pronti per andare in libreria.
Fine dell’ombrosa riflessione, Renato di Lorenzo mi fa accomodare tra lui e Miss Liguria (madrina del Festival della Letteratura Criminale) e iniziamo a sezionare CONFINE. Di Lorenzo indaga questioni note (la commistione di registri comunicativi) e meno note (il plusvalore dello sfondo storico in un’opera di fiction). Il fotografo entra di corsa per dirci che il corteo è appena passato.
Orecchie tese.
Niente di quello che i giornali hanno millantato, spargendo il panico a macchia d’olio. Migliaia di persone (i dati di oggi dicono centomila) in festa. Una marcia pacifica ed entusiasta. Oddìo, dice il fotografo, qualche dito medio e qualche paio di corna per le guardie a bordo strada c’è scappato, ma niente cariche. Niente disordini. Niente zuffe.
Genova è felice: il sole e il vento freddo sono la ciliegina sulla torta.
La contromanifestazione della Polizia nemmeno abbiamo idea di dove si sia tenuta. E così quella degli ultras. Ad ogni modo, per quello che ne sappiamo, da nessuna parte ci sono stati casini.
Di Lorenzo riprende la parola e si giunge all’imbarazzante momento del quiz.
‘Sta cosa me l’aveva accennata l’organizzazione. Ma senza approfondire.
Insomma, dopo aver sproloquiato sul mio libello mi tocca (ci tocca. È toccato a tutti gli autori…) inventarmi un simpatico quiz letterario per il pubblico. In premio una copia autografata di CONFINE.
Vabbuò, vabbuò… Non mi faccio prendere di sorpresa e sparo una domanda cattivissima: “Con che libro Lucarelli ha vinto lo Scerbanenco?”
Coro di “BUUUUUUU!” dalla sala. Troppo difficile.
Cambio: “Chi è il colpevole in Dieci piccoli indiani?”
Mormorii, brusio, teste basse.
Anche qui, niente da fare.
A-ri-cambio: “Visto che si parlava di Gomorra (ne aveva parlato Mario Napoli con l’autrice prima di me)… Il suo autore di nome fa Roberto. E di cognome?”
Non potete non saperla…
Cori da stadio: “SAVIANOOOOOO!”
Di Lorenzo guarda la folla e sceglie Fabrizio.
Fabrizio è simpatico e sta in ultima fila.
Dedico il libro a Fabrizio (vuoi vedere che non si chiamava Fabrizio e sto facendo una figuraccia? Nel qual caso: scusami, Fabrizio… Non ho dimestichezza per i nomi).
Applausi, congedo.
Dopo di me sul palco sale Carmelo Pecora. Carmelo è un poliziotto prossimo alla pensione e ha una splendida penna. Lavora per la Polizia Scientifica e il 9 maggio 1978 era in via Caetani.
Il suo libro, 9 MAGGIO '78 Il giorno che assassinarono Aldo Moro e Peppino Impastato corro a comprarlo per interesse professionale ma soprattutto per quello che Carmelo racconta.
Per come racconta quel giorno maledetto.
Non appena ha terminato di parlare, bracco Carmelo nella Sala Autori e gli strappo autografo e email.
È gentilissimo e mi sa che nei prossimi giorni ci si sentirà.
Del suo libro, statene certi, si parlerà a breve su queste pagine…
Sono le sei e mezzo, la manifestazione è finita.
In giro ragazzi felici con bandiere rosse a spalla, spazzini indaffarati e Forze dell’Ordine in sgombero.
Come si dice: tutto è bene…
Un saluto all’organizzazione, un abbraccio a Ettore e via di corsa in autostrada.
Un’ultima sosta a Vercelli per una pizza e un bicchiere con gli amici e poi casa dolce casa.
Per inciso: al nostro rientro la gatta stava bene. Espressione satolla, ha aperto un occhio quando siamo entrati in casa.
Nella ciotola nemmeno il ricordo di un croccantino.