Libro strepitoso. Di recente è uscita pure l'edizione economica: non avete scuse per non portarvelo al mare...
Loriano Macchiavelli e Francesco Guccini, TANGO E GLI ALTRI - Romanzo di una raffica, anzi tre,
Mondadori 2007
Se ve lo dico io, di comprare questo romanzo, potete fidarvi. Perché si dà il caso che questo sia il libro che mi ha soffiato il prestigioso PREMIO SCERBANENCO lo scorso dicembre.
Quinta avventura del Maresciallo dei Carabinieri Benedetto Santovito, questo volume chiude l’epopea iniziata con Macaronì (1997), proseguita con Un Disco dei Platters (1998) e Questo sangue che impasta la terra (2001) e coadiuvata dalla raccolta di racconti Lo Spirito e altri briganti (2002).
Dei cinque è senz’altro il più bello ed è proprio il tipo di libro che piace a me: un gran bel giallo, ma con un doppiofondo storico di razza. Al centro della vicenda, la morte del partigiano Bob: brutta morte, morte per mano dei suoi stessi compagni dopo un processo di brigata in tempo di guerra.
A sentire gli inquirenti, durante la guerra Bob l’aveva fatta grossa (di più non vi dico, che coi gialli meno si dice meglio è. Rovinare la sorpresa è un attimo) e ha pagato per il suo errore.
A sentire il Maresciallo Santovito, che indaga sul fattaccio sedici anni dopo, la faccenda è ben più complessa.
Il meccanismo narrativo è ottimo (Machiavelli, in questo senso, è una garanzia da trent’anni), ma il romanzo è ben altro. È una porta su un mondo che non c’è più.
Un mondo fatto di osterie, abitudini montanare, rancori mai sopiti, ottimi piatti e vino fatto in casa.
È la storia della terra tra Emilia e Toscana: terra di sangue e Resistenza.
Si parla tanto del ruolo educativo della letteratura popolare: per come la vedo io, se ai ragazzi la seconda guerra mondiale la spiegassero con le parole del Guccio e di Mastro Loriano, a più di uno verrebbe voglia di andare a chiedere al nonno che cosa si ricorda di quei tempi là.