Post piuttosto confuso, lo dico subito. Una ratatouille d'informazioni prima che mi metta a sgobbare sul serio (macchè scrittura! Devo pulire casa prima che torni mia moglie, e ho intenzione di farlo come una vera massaia old school: fazzoletto in testa e I want to break free a palla).
Come avrete notato dalla mia latitanza internettiana sto cercando di ridurre al minimo le attività collaterali: mi sono buttato a capofitto in Settanta. Da alcuni giorni ho preso un buon ritmo e sono soddisfatto di come il lavoro si sta sviluppando.
Lavoro di bulino sul linguaggio, smusso angoli, alleno l'orecchio alle cadenze ché, come facevano dire i Ming a Lucky Luciano in 54, "da Milano a Palermo nemmeno si capiscono... nemmeno la stessa lingua parlano".
Al momento sto indagando il 1974 e le porte di un mondo mi si sono finalmente dischiuse. Fino ad ora (ho proceduto in senso cronologico) i Settanta erano solo in rodaggio, ma dal '74 si fa sul serio. Dopo il Cile e dopo il Vietnam le cose cambiano parecchio.
La lunga onda d'urto squassa anche il Bel Paese.
Il bel periodo creativo è costellato di piacevoli sorprese nel campo dell'intrattenimento.
Prima i libri, poi la tv: come una volta.
E' uscito da una settimana L'ottava vibrazione del mio maestro Lucarelli. Da sette anni Carlo non usciva con un romanzo. Io (e sono sicuro anche voi) ho ben in mente di quanto fosse in gamba ai tempi di Almost Blue.
La cosa sconvolgente è quanto la sua scrittura sia radicalmente migliorata in un lustro e mezzo nemmeno.
Leggete il suo nuovo romanzo, date un'occhiata a come parlano i soldati, al coro di voci che esce dalla pagina.
Vi renderete conto che quell'uomo è un genio. La sua penna è sbalorditiva.
Raramente ho letto un parlato così vivido. Anni luce da Biondillo (per me, fino ad ora, l'assoluto maestro del genere) o dai Ming (bravi anche loro, ma a 'sto giro non c'è partita).
Libro numero due.
Dopo una novità, un reperto paleolitico: DOMENICA NERA di Paglieri.
In realtà il libro è uscito da nemmeno due anni, ma il sottoscritto è in abissale ritardo con le letture.
Paglieri, che non ho mai incontrato, è una persona con cui ho la sensazione che andrei parecchio d'accordo.
Scrive da Dio, il suo libro me lo sono bevuto in un lampo e ci ho trovato delle intuizioni di una lucidità impressionante.
In pratica ha anticipato lo scandalo di Calciopoli di parecchi mesi, e ha descritto la realtà del “gioco più bello mondo” con una cattiveria insolita.
Il romanzo ha vinto il Campiello Sport. E ci mancherebbe pure. Considerando che è riuscito ad appassionare il sottoscritto che col calcio (e lo sport in genere, ma lo sapevate già…) non è parente nemmeno alla lontana.
Insomma: consigliatissimo.
Passiamo al fronte TV. In queste due ultime settimane mi sono sparato tre serie a dir poco epocali: JERICHO, TERMINATOR – THE SARAH CONNOR CHRONICLES e BIONIC WOMAN.
Jericho è stata una rivelazione. Parte piano, come tutti i prodotti d’intrattenimento di gran classe, ma poi il ritmo sale, il collage si fa complesso e la prima serie chiude lasciando gli spettatori a sbavare per averne di più. La seconda è un tripudio di intuizioni, azione e personaggi indimenticabili.
La storia, in dieci parole: L’America sconvolta da un attacco nucleare: sono tutti cazzi vostri.
Le parole sono undici, ma credo di aver reso l’idea.
TERMINATOR: a dispetto di quello che dice il mio socio Daniele (palato raffinatissimo, di tutta la produzione televisiva dell’anno salva solo DEXTER), era un sacco di tempo che non mi divertivo così. Per i fan della serie credo si tratti di un must: tutta la season one è imperniata sulla genesi di SKYNET, la super intelligenza artificiale che conquisterà il mondo sterminando la razza umana.
Belli i personaggi, buoni (non eccelsi) gli effetti speciali e ottimi gli attori.
E poi va proprio a solleticare il mio lato tamarro che da quasi vent’anni aspetta il capitolo definitivo delle quadrilogia, ossia la guerra delle macchine. Spero che funzioni, e spero che gli studios si convincano della necessità di realizzare il quarto film. Con o senza il pomposo (e pompato) governatore della California. A noi fan non resta che tenere le dita incrociate.
Fanalino di coda, BIONIC WOMAN è il rifacimento della serie di quando eravamo ragazzini. Esatto, quella con la tizia che quando correva sentivi quel rumore metallico…
Sì, bravi, quella che era andata così bene che poi han fatto pure L’UOMO DA SEI MILIONI DI DOLLARI e si sono inventati anche il cane bionico (no comment…).
O forse viene prima Steve Rogers di Miss Sommers, non ne ho idea (ma wikipedia lo saprà senz’altro…).
Per carità, bellino. Più che altro perché fa ripensare ai tempi in cui la tele la guardavo sul tappeto arancione in mezzo al salone di mia nonna, giocando col Lego e bevendo Estathè con la cannuccia.
La storia per ora zoppica ma si farà (sempre che la serie sopravviva. Dopo lo sciopero degli sceneggiatori, in America ne stanno chiudendo un sacco).
Prima di chiudere, un appuntamento (che vi segnalerò ancora quando saremo più sotto, non temete): domenica 20 aprile io e il Paolino Roversi saremo ospiti della Biblioteca di Borgolavezzaro (NO).
Seguiranno dettagli.
Ops! Quasi mi scordavo… Da qualche settimana (in realtà da anni) sono complice di questa follia. Ma mi sa che alla cosa dedicherò un post più dettagliato.
Passo e chiudo.
Post (quasi) senza link, senza foto e senza etichette. Vado di fretta: i Queen e lo spazzolone mi aspettano…