Ma andiamo con ordine: sabato scorso, ovvero sabato 30 maggio, sono partito alla volta di Genova. Ad accompagnarmi Stefano, il mio migliore amico, che già aveva seguito la carovana del NIE in Franza. Si parte comodi comodi verso le undici, ci si impianta alla'altezza di Masone e si sconta un'infinita coda sino a Pegli.
Quando l'ora di pranzo è passata da un pezzo parcheggiamo davanti a un hotel che sta proprio al numero civico del nostro ma che non si chiama come ci avevano detto. Allora telefono: "Sì, pronto, mi scusi... sono parcheggiato proprio qui davanti ma non vi trovo. Non vedo l'insegna Hotel Standard..."
E qualcuno risponde: "Hotel Soglia, signore. Entri dove c'è scritto "HOTEL SOGLIA"..."
"AH, BE', TUTTO CHIARO...", penso. Non c'è come la comunicazione ligure...
Entriamo, molliamo le valigie ed è già un'ora assurda, per cui vediamo di mettere qualcosa sotto i denti. C'è un bar niente male sotto i portici dove i panini sono squisiti, la focaccia che te lo dico a fare e l'aria sa un po' di mare (o forse è solo suggestione, tanto siamo gasati per la vacanza...); ci fermiamo a scofanare lo scofanabile.
Terminato il pranzo, non abbiamo molto tempo prima del rendez vous con la nostra ospite, per cui ci diamo una sciacquata e sveniamo un millisecondo in camera.
Giovanna Profumo, l'incaricata del Comune di Genova, ci viene a prendere in taxi. E' davvero simpaticissima e chiacchieriamo fino all'hotel di Grazia Casagrande, colei che presenterà me e Ettore Maggi prima al Libraccio e poi al Tendone Letterario.
Grazia è semplicemente straordinaria: i nostri libri, un po' per colpa delle poste, un po' per sfiga, le sono arrivati tardi e si è dovuta leggere CONFINE DI STATO, SETTANTA e IL GIOCO DELL'INFERNO in poco meno di sette giorni.
Ce l'ha fatta, e quando è ora di andare in scena al Libraccio è preparatissima.
E' venuta anche Gaia De Pascale ad ascoltarci e ci salutiamo fuori della libreria; ci sono anche suo marito, il suo splendido bambino e un'amica.
In sala il pubblico non è moltissimo ma ad ogni modo non ci sono posti in piedi. Io e Ettore siamo carichi, Grazia è in formissima: si parte. La conversazione spazia dalla resistenza alle BR all'eredità politica e sociale che i nostri vecchi hanno trasmesso a noi e che ci toccherà trasmettere ai nostri figli. Stiamo bene.
In chiusura un bicchiere di bianco e una montagna di focaccia.
Strette di mano, ringraziamenti ai librai e in men che non si dica siam di nuovo in taxi. In Piazza Matteotti arriviamo che non è ancora buio e optiamo per un aperitivo davanti a San Lorenzo.
L'atmosfera è rilassata, si chiacchiera di De Andrè, dei meglio e dei peggio quartieri di Zena e di libri, di figli, di Cuba e di rum.
Squilla il telefono: sono Montz e Barbara, due amici accorsi da Vercelli apposta per assistere al big show sotto il tendone letterario. Li incontriamo proprio in Piazza Matteotti e dopo qualche minuto ci accomodiamo; microfono in mano, affondiamo di nuovo pensieri e parole nel marcio del Paese. Man mano che Grazia ci intervista, il pubblico cresce. Tra la folla intravedo anche Daniele Cambiaso, scrittore e vecchio amico genovese.
Dopo quasi un'ora di conversazione, un applauso ci dice che è ora di cena. Senza accorgercene ci congediamo dal gruppo, stringiamo mani, firmiamo autografi e ci troviamo in men che non si dica al porto antico, seduti in un magnifico dehor vista mare. Ordiniamo pansoti e focaccia di Recco, beviamo del Vermentino che è la fine del mondo e concludiamo il pasto con un J&B ghiacciato (o meglio: il whisky lo bevo io, qualche signora sorseggia un limoncello...)
Barbara e Montz portano me e Ste in albergo, ove perdiamo conoscenza sino al mattino dopo.
L'indomani piove, e la nostra idea di fare il primo bagno della stagione sfuma miseramente. Proviamo a mangiare qualcosa ad Arenzano, ma non c'è un parcheggio a pagarlo oro. Ripieghiamo su Cogoleto, ci sbafiamo un paio di toast e altrettanti panini e ripartiamo lesti verso casa.
A metà pomeriggio son già intento a smaltire la posta arretrata e a scaricare le foto.
Ho postato solo una selezione parziale degli scatti genovesi; se siete davvero curiosi di ogni microscopico particolare, fate un salto su facebook.
****
Dai viaggi ai libri, che il tempo stringe e la tastiera chiama. Ho letto un paio di romanzo in questo periodo: il primo, poco noto e appena uscito, si chiama SPLENDIDO SPLENDENTE - Romanzo per Moana, edito da Agenzia X e scritto da Ivan Guerrerio. Questo libro è semplicemente straordinario.
Vi copio e incollo ciò che ho scritto su anobii:
Il più bel romanzo italiano sugli anni '80
C'è questo romanzo che poi non è un romanzo: un racconto lungo, ecco, ma di quelli scritti col cuore. C'è questo esordiente che non è un esordiente, ma è un narratore di classe, che sa emozionare, stupire, coinvolgere, commuovere. E c'è questo personaggio, Moana, che non è un personaggio, ma è un fantasma in carne e ossa, una dama bianca fatta di respiro e fiato e poesia. Poco più di cento pagine: è come guardare un film; ma signori, che capolavoro...
L'altro libro, invece, è uscito da un po' ed è decisamente più conosciuto: BRUCIA LA CITTA' di Giuseppe Culicchia.
Per par condicio, anche qui trascrivo il mio giudizio anobiino:
Bravo, bravo, bravo...
...Culicchia diventa più bravo ad ogni libro. Dopo IL PAESE DELLE MERAVIGLIE, il suo capolavoro sul Settantasette, questo straordinario e cattivissimo affresco della Torino bene, viziata, annoiata, ignorante, vuota e drogatissima. E l'altra faccia della medagia, a vent'anni di distanza, della Milano da bere. Vuoto su vuoto. Il romanzo si beve in un soffio. Peccato per il finale.
Tra i due, sicuramente, vince Guerrerio. Ma è impossibile non ridere, piangere, pensare ed emozionarsi leggendo il libro di Culicchia.
Ora, davvero, vado. Perchè oggi inizio il vero lavoro sul mio nuovo libro. La prima fase della documentazione è finita, ora inizia la scalettatura e l'integrazione documentaria. E poi si attacca a scrivere.
Come dite? No, signori e signore, non è il terzo volume della trilogia. Per quello c'è tempo.
Di che parla questo nuovo romanzo? Non posso sbottonarmi, vi tocca aspettare.
Consolatevi, però; nemmeno il mio editor ne sa nulla.
Tra un paio di mesi si ritroverà il manoscritto nella casella di posta. Solo allora vi dirò qualcosa in più.
Per il momento: acqua in bocca!
Vi copio e incollo ciò che ho scritto su anobii:
Il più bel romanzo italiano sugli anni '80
C'è questo romanzo che poi non è un romanzo: un racconto lungo, ecco, ma di quelli scritti col cuore. C'è questo esordiente che non è un esordiente, ma è un narratore di classe, che sa emozionare, stupire, coinvolgere, commuovere. E c'è questo personaggio, Moana, che non è un personaggio, ma è un fantasma in carne e ossa, una dama bianca fatta di respiro e fiato e poesia. Poco più di cento pagine: è come guardare un film; ma signori, che capolavoro...
L'altro libro, invece, è uscito da un po' ed è decisamente più conosciuto: BRUCIA LA CITTA' di Giuseppe Culicchia.
Per par condicio, anche qui trascrivo il mio giudizio anobiino:
Bravo, bravo, bravo...
...Culicchia diventa più bravo ad ogni libro. Dopo IL PAESE DELLE MERAVIGLIE, il suo capolavoro sul Settantasette, questo straordinario e cattivissimo affresco della Torino bene, viziata, annoiata, ignorante, vuota e drogatissima. E l'altra faccia della medagia, a vent'anni di distanza, della Milano da bere. Vuoto su vuoto. Il romanzo si beve in un soffio. Peccato per il finale.
Tra i due, sicuramente, vince Guerrerio. Ma è impossibile non ridere, piangere, pensare ed emozionarsi leggendo il libro di Culicchia.
Ora, davvero, vado. Perchè oggi inizio il vero lavoro sul mio nuovo libro. La prima fase della documentazione è finita, ora inizia la scalettatura e l'integrazione documentaria. E poi si attacca a scrivere.
Come dite? No, signori e signore, non è il terzo volume della trilogia. Per quello c'è tempo.
Di che parla questo nuovo romanzo? Non posso sbottonarmi, vi tocca aspettare.
Consolatevi, però; nemmeno il mio editor ne sa nulla.
Tra un paio di mesi si ritroverà il manoscritto nella casella di posta. Solo allora vi dirò qualcosa in più.
Per il momento: acqua in bocca!
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