Seconda parte del racconto montano in noir.
Scusatemi se vi ho fatto aspettare, ma come avrete letto sono giorni veramente folli (farei davvero carte false per avere giornate di 48 ore…)
Eravamo rimasti all’aperitivo, al 4 dicembre.
Ora passiamo alle cose serie.
5 dicembre: dopo una tranquilla nottata di sonno sotto spesse coltri (davvero troppo spesse: gli alberghi valdostani esagerano col global warming; ho dormito con la stessa mise che indossavo a Creta), sveglia doccia e abbondante colazione.
Il rendez vous è previsto per le dieci al Jardin de l’Ange, ma Mastro De Michelis è super mattiniero e alle nove e trenta già mi incalza al cellulare.
Il programma era una duplice intervista (mattina e pomeriggio), ma mi sa che ci siamo capiti non troppo bene, perché alle undici presentano i libri di Todde e Varesi.
La presentazione di per sé non sarebbe male, non foss’altro che i diretti interessati sono assenti (impegni lavorativi). Ebbene sì: a quasi ventiquattr’ore dall’apertura del festival, l’unico finalista presente è il sottoscritto.
Che dico: si fa così? Capisco Todde che fa il chirurgo (e mica puoi spostare un’operazione perché sei in finale allo Scerbanenco). Capisco Varesi che fa il giornalista (per quanto: ci si fa fare un accredito stampa e si pigliano due piccioni con una fava).
Ma dico: Guccini e Macchiavelli…
Se son riuscito a farmi dare io le ferie da scuola (impresa titanica alquanto), non poteva il Guccio prendersi una mezza giornata? Che cosa avrà da fare di così urgente?
Ad ogni modo: Ernesto G. Laura e Gianfranco Orsi fanno del loro meglio, ma senza gli autori è dura far scintille.
Neanche l’una ed è tutto finito; c’è tempo per un Campari prima di pranzo.
Noterete che tra gli assenti non ho menzionato Biondillo.
E infatti Gianni, con Madame Tecla Dozio e tutta la cricca della Sherlockiana si presenta sul sagrato dell’Ange giusto in tempo per metter qualcosa sotto i denti.
Io e lui andiamo in scena al pomeriggio. C’è modo di far due chiacchiere per conoscerci meglio.
L’ho già scritto altrove e lo confermo: Biondillo è una persona splendida. Un vero signore, un ragazzo simpaticissimo, un grande affabulatore.
Una di quelle persone con cui ci si piglia subito, con cui ti viene voglia di bere birra e parlare per ore.
Al pomeriggio si pensava di andare sul palco tutti insieme, ma l’organizzazione mi invita cortesemente a sedermi e aspettare il mio turno.
Zitto e mosca ascolto in religioso silenzio lo strabiliante show che Gianni e Tecla mettono in piedi.
Si parla della copertina del Giovane Sbirro, del talento di Mr. B, di Milano.
Un cinque battuto a bordo ring come nel wrestling ed è la volta mia sui divani in pelle nera del Fest.
A introdurmi l’ottimo Valerio Calzolaio.
Come sempre, non vi tedierò su quello che si dice alle mie presentazioni (che, parlando del solito libro, più o meno s’assomigliano tutte). Vi basti sapere che quel geniaccio di Pinketts ha animato la discussione dalla platea, e c’è stato pure il tempo di discutere d’intelligence con Mike del duo Micheal Gregorio (del loro I giorni dell’espiazione parleremo senz’altro da queste parti. Non temete.)
Dopo di me tocca a un vero big della tastiera: intervistato dall’amico Vignola guadagna il palco monsieur Serge Quadruppani. E qui, signori, giù il cappello.
Serge non è solo uno scrittore: è un’esperienza. Uditiva, estetica, etilica (ho avuto l’onore, durante la trasferta, di farmi diversi bicchieri con lui). L’ho già consigliato altrove, ma lo ribadisco vieppiù: leggete i suoi libri e, se vi capita, andate a vederlo dal vivo. Non rimarrete delusi.
Alla fine di tutto l’ambaradan sono le sei e mezza. Mastro De Michelis è stremato e opta per l’albergo.
Io sono indeciso, ma in quel momento un quartetto di ragazzi e ragazze non convenzionali mi chiede se mi va di unirmi a loro per berne uno (sì: si beve parecchio in Val d’Aosta).
Mi aggrego e non appena mi siedo mi chiedo se sia tutto vero.
Il ragazzone di provincia che fino all’altro ieri tirava la cinghia per comprarsi gli Einaudi Stile Libero allo stesso tavolo di Dazieri, Biondillo, Quadruppani e di Madame Dozio a parlare di Faletti (“amico nostro”, da trent’anni. Gran bravo ragazzo) e di Quarto Oggiaro . Mi pizzico e mi ripizzico ma i compagni di bevute non spariscono.
Welcome to the real world.
Paga Quadruppani (ve l’ho detto che è un signore…) e siamo pronti per cenare.
Purtroppo al desco il gruppo si divide: Serge viene con me e i “marsiliesi” , Gianni e Tecla s’imboscano in un bel ristorantino insieme a Pinketts e ad altri della cricca. Sandrone ha una cena di lavoro.
Serata perfetta (ho mangiato una valdostana che levati…) se non fosse per il finale.
Di riffa e di raffa mi trascinano al cinema a vedere un film inquietante: JOSHUA di George Ratliff.
Ad ogni modo, finito il film si è fatta una certa e la nanna vien da sé.
6 dicembre: poche ore alla partenza, ma ancora qualcosa da sbrigare. Passeggiata per le vie del paese e conferenza spettacolo con l’intramontabile Biagio Proietti. Nel post di Bologna vi avevo parlato di Mongai. Beh, Proietti è Mongai all’ennesima potenza: romanissimo, coltissimo, divertentissimo. Di più non saprei dire…
Due domande al volo con John Vignola e l’ultimo pranzo con Serge e soci.
Un abbraccio a Mike e Daniela (il duo Michael Gregorio) e la promessa di una gita a Spoleto, nella loro terra, per fare quattro chiacchiere e mangiar tartufi e salsicce
Saluti, pacche sulle spalle, niente lacrime (noi duri…) e via in macchina: Guccini nello stereo fino a Novara.
Potenza della musica, il Maestro di Pavana finirà per aggiudicarsi l’ambito trofeo di lì a poche ore.
Bilancio: per dirla con Pozzetto: ESPERIENZA DELLA MADONNA.
Di quelle che non ti scordi per tutta la vita…
4 commenti:
Già.
Una esperienza della Madonna.
Di quelle da tenere da conto, perché non te le dimentichi più davvero, specie in considerazione degli incontri che puoi farci.
Il tuo articolo mi ha ricordato gli anni da fanzinaro, quando con gli occhi sgranati da bambino meravigliato, mi recavo alle mostre/mercato del fumetto, segnatamente quelle di Lucca e Roma, ed incontravo gente tipo Grant Morrison, Peter Milligan, il grandissimo Magnus, Frank Miller e Lynn Varley, Jim Lee e soci, John Byrne, Stan Lee, Sergio Bonelli, il gruppo di disegnatori salernitani che hanno rinnovato il mito di Dylan Dog e Nathan Never, e stringevo amicizie che poi (per un motivo o per l'altro) ho perso per strada. Come quella con Pino Rinaldi, il "vero" creatore grafico di Nathan Never...
Tienile da conto davvero queste esperienze, Simo'.
Sono un po' come le amicizie fatte al liceo: non te le dimentichi più davvero e te le porti appresso per tutta la vita.
Ed io lo so bene.
Mario Uccella
@Mario: non avresti potuto dipingere ciò che provo in modo migliore.
Me le terrò strette queste impressioni.
Promesso.
... mi emoziono io a leggere il post... figurati!!!
avevo anche detto al mio amico di cercarti visto che lui era in zona in quei giorni ma temo non ti abbia trovato!!
@iljap: cavoli, mi spiace! La prossima volta (spero vivamente ci sia una prossima volta ...:-)) spaccia senza ritegno il mio numero di cell., che così trovarsi è più agevole!
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