Di Gianni Biondillo ho parlato più o meno a tutti: amici vicini e lontani, parenti, semplici sconosciuti.
Alcuni sono diventati suoi lettori, altri sono fuggiti a gambe levate per la mia pervicace insistenza.
Di solito non sono così. Di solito mi capita un’infatuazione seriale, ma prima del terzo libro mi sono già disamorato. Non ho il tempo materiale di consigliare l’autore.
Quella che io chiamo “infatuazione seriale” è una cosa seria. Non è solo: “Gran bel libro! Mi è piaciuto un sacco, se ti capita compralo…”
È piuttosto: “Oddio, sono già a pagina 120. Non posso più fare a meno della prosa di questo tizio. Tesoro, corri a comprarmi tutte le edizioni economiche che trovi o inizierò a schiumare dalla bocca…”
E non capita spesso. Mi capitò per Genna, per Ellroy e i Wu Ming. E pure per Evangelisti.
Se nel caso di Genna o del Magister fu piuttosto semplice tenere a bada la fame: dai cinque ai dieci titoli in catalogo per ciascuno al momento in cui diventai dipendente.
Coi Wu Ming fu una rota pazzesca: lessi Q quasi subito. Dovetti aspettare un periodo che mi sembrò lunghissimo per leggere 54, ma ancora non avevo idea di cosa fosse l’attesa: aspettando Manituana sono ingrigito. Ho tamponato col metadone (i romanzi solisti del quintetto: New thing, Free Karma Food, Guerra agli umani) ma, si sa, non è la stessa cosa…
Con Ellroy il discorso fu diverso. Avevo talmente tanta roba a disposizione che finii per intossicarmi. American tabloid, Sei pezzi da mille e L.A. Confidential tutti d’un fiato. E poi tutto il resto.
Ho iniziato con un entusiasmo senza precedenti e ho dovuto prendermi delle pause: Ellroy è magistrale e caotico. I suoi personaggi ti stritolano, ti violentano, ti entrano sottopelle a tal punto da restarne invasato.
Prosa magnifica e tossica: dopo mille pagine hai bisogno d’aria fresca. Ma quella scrittura ti rimarrà addosso per sempre (vedete ben…)
Insomma, effetti collaterali a parte, questa cosa del voler leggere TUTTO di un autore non capita spesso.
Con Biondillo, credo, è stata accentuata dall’averlo conosciuto di persona.
Successe in estate, alla Libreria del Giallo. In quei giorni leggevo uno di quei libri che rimangono sullo scaffale e che ti riprometti di finire, prima o poi.
Il libro si chiamava Città in nero ed era un’antologia di racconti usciti per Guanda. Dopo dieci pagine capii che avevo fatto male a lasciare il volume così a lungo sopra quello scaffale: il primo racconto era di Gianni (un brano del Giovane Sbirro). Folgorante.
Si capiva che il protagonista di quel racconto (l’ispettore Ferraro) non nasceva e moriva in quelle righe.
Il suo modo di muoversi, di parlare, d’incazzarsi, richiedeva immediata attenzione.
Mentre finivo la short story mi arrivò segnalazione della presentazione del Il giovane sbirro chez madama Tecla.
Imperdibile.
Lasciate fare che la presentazione era doppia, e a far da spalla a Biondillo c’era il Maestro Gianni Mura: una bomba. Mattinata strepitosa.
Parlando con Gianni (Biondillo, non Mura. Quel giorno facevano tutti confusione) gli dissi del mio entusiasmo repentino (avevo appena comprato Per cosa si uccide e Con la morte nel cuore): “Voglio leggere al più presto Il giovane sbirro!”
Lui mi guardò, mi mise una mano sulla spalla e mi disse: “Non fare minchiate, che ti rovini tutta la sorpresa… È vero che Il giovane sbirro è il prequel, ma l’ho scritto alla fine della saga…”
Ho seguito il suo consiglio e nei prossimi giorni mi appresterò all’acquisto dell’anelato libello.
Nel frattempo l’ispettore Ferraro è cresciuto, ha fatto conquiste, si è imbattuto in tipi poco raccomandabili e si è fatto scopate memorabili.
Ma non è questo. Le storie, specialmente quelle buone, sono in giro: prima o poi qualcuno se le piglia.
Il punto è saperle raccontare. Biondillo non ha delle storie eccezionali (anche se qualcuna è davvero strepitosa), ma le racconta come nessun altro.
Questo signore quarantenne (o giù di lì) che di mestiere fa l’architetto, usa la lingua come nessun altro.
Un fruttivendolo siciliano, nei suoi libri, parla come un fruttivendolo siciliano. La dirimpettaia padana parla come una dirimpettaia padana. E via discorrendo.
Biondillo sa essere spiritoso, arguto, mai sopra le righe nemmeno quando i suoi personaggi passano il limite.
L’unico neo di questa penna immensa, come dice Gianni Mura, è forse quella insana passione per Mogol e Battisti.
Ma che, dico io, ci vogliamo mettere a fare una scenata per acqua azzurra, acqua chiara?
16 commenti:
Oh mare nero, mare nero, mare ne'/Tu eri chiara e trasparente come se...
No, dico non staremo ancora a flaggelarci con questa squallida (ed inutile) diatriba sul fatto che Mogol-Battisti (perché è il caso di riconoscere anche i meriti di Giulio Rapetti) siano una coppia amata solo dai fasci ed invisa a quelli di sinistra, vero? Vero?
Comunque, anche se conta poco, sappia il Mura che l'insana passione del Giovane Biondillo è condivisa anche dallo scrivente, e si unisce a quella similare ch'egli riserva ai Fluido Rosa, Genesis, Rolling Stones, ed a circa un migliaio d'altri artisti che ne hanno accompagnato crescita e vita. A proposito, Simo': in Settanta, sarebbe bene dare spazio anche al Progressive italiano dell'epoca, brani rispresi anche per i commenti musicali dei poliziotteschi. Sto scoprendo della assolute chicche, scremando brani per la colonna sonora del seguito di... Pensaci.
Mario Uccella
sempre di più mi sento responsabile della deforestazione del pianeta… chissà perché
Caspita Simone...abbiamo gusti letterari pressochè identici, a questo proposito se non l'hai gia letta voglio consigliarti l'autrice che negli ultimi mesi mi ha suscitato la stessa dipendenza dei vari Genna, Wu Ming e Evangelisti ( di cui tra l'altro è appena uscito l'ultimo Eymerich che ho quasi finito ): Fred Vargas, geniale, il commissario Adamsberg è una delle figure letterarie più riuscite che mi sia mai capitato di incontrare.
Az
@Mario: Mogol e Battisti roba per fascisti? Giuro che non ne sapevo nulla. Si vede che la polemica è così vetusta, come dici tu, che è meglio lasciarla perdere.
Sto con Mura squisitamente col cuore e con le orecchie: decisamente meglio la progressive di Maurizio Merli!
@Emanuele: non dirlo a me...
@Az: la Vargas occhieggia da tempo ogni volta che entro in una Feltrinelli... Mi sa che prima o poi cederò...:-)
sottoscrivo anche i tag html.
Biondillo è davvero un fuoriclasse.
Sai che questo post su Biondillo non l'avevo proprio visto? Anche io come te quest'estate sono stata presa da insana passione per l'ispettore Ferraro. E una volta finito il Giovane Sbirro sono dovuta correre nella città più vicina a dove ero al mare per cercare le altre opere del nostro.
Per questo mi fa piacere vedervi tutti e due scelti per il premio Scerbanenco....in fin dei conti è pure un riconoscimento ai miei gusti di neo-lettrice di noir, no?!
Ciao!
Barbara
Mario spero vivamente che per Fluido Rosa non ti riferisca ai Pinl Floyd O_o
altrimenti mi incacchio
;)
Avevi qualche dubbio in merito? O forse pensavi mi riferissi al colore delle pastiglie che trasformano le stanze, come ebbe a declamare il poeta Guccini, facendo il verso a Ginzberg?
Io ho una venerazione profondissima per Syd Barrett e soci, venerazione un po' sfumata dopo "The Wall" ma giammai finita. E Simone lo sa: in qualità di editor, ha saggiato le qualità di un mio scritto nel quale "Vorrei che fossi qui" la faceva da padrona nella soundtrack...
Mario Uccella
@Barbara: come ho già scritto altrove, se mai dovessimo trovarci faccia faccia in finale, mi sa che Gianni B. mi farà parecchia bua.
Il giovane sbirro è un capolavoro.
Non so se lo sai (lungi da me fare il saccente ;-)) Pink Floyd si riferisce a due musicisti molto amati dal Syd: Pink Anderson e Floyd Councille.
Certo che lo so. Non sai che Simone mi ritiene simile a Uatu, l'onniscente osservatore del cosmo Marvel, che tutto sa e tutto vede? E' solo che ho tradotto letteralmente le due parole. Mica è colpa mia se i genitori dei due in questione decisero di chiamarli "Rosa" e "Fluido"...
Pensa al futuro del povero nuovo infante di casa Agnelli, il secondogenito di John Elkann (...)
Si chiama Oceano...
Mario Uccella
Non scherziamo sulle cose serie: Mario E' onniscente. Uatu, a confronto, ha appena la licenza media...
Io purtroppo nonsò nemmeno chi sia Uatu.
Chiedo venia.
purtroppo floyd non vuol dire fluido (=fluid)
:D
Don't worry, Emanue' (mannaggia, ma proprio così dovevi chiamarti? Non riesco ad essere cattivo sino in fondo con chi ha questo nome, e Simone sa il perché... :DDDD)
Dall'alto della mia onniscenza, qualche scivolone ci sta pure ogni tanto. Chiederti di sapere chi è Uatu non è obbligatorio, come non è obbligatorio per me credere che li ho vissuto in prima persona, che le fiction sugli anni Settanta siano simili a quella sulla vita di Rino Gaetano (bravissimo il "Dandy" Santamaria, comunque), finale consolatorio imbarazzante compreso (pure l'incidente e il seguito, per cui Rino è morto, hanno edulcorato, maledetti!!)
piesse: Simo' adesso lo so perché portavi sempre Luc Merenda come esempio di attore culto dei poliziotteschi. Il poliziotto è marcio è un grande film.
Mario "Uatu" Uccella
Come già mi trovai a scrivere: Luc Merenda rulez (mannaggia, inizio a ripetermi, come gli anziani non più proprio lucidi...)
In quanto a Uatu, di seguito un link più che esplicativo: http://it.wikipedia.org/wiki/Uatu
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